Artista pluripremiato e riconosciuto dalla critica, il maestro Mario Perrotta è un pittore paolano che ha reso il suo stile distintivo e riconoscibile.
Dopo aver ricevuto il prestigioso Leone d’Oro per le arti visive all’International Prix di Venezia, il 22 aprile 2023, il maestro si è affermato come uno dei protagonisti più apprezzati nel panorama artistico.
La sua opera è stata inserita nella collezione di Vittorio Sgarbi, a testimonianza del suo valore e della sua influenza nel mondo dell’arte.
Tuttavia, resta l’amarezza per la scarsa considerazione e il poco riconoscimento che la sua arte riceve a livello locale, dove spesso fatica a trovare il giusto riscontro.
D’altronde, nessuno è profeta in patria!
Mario Perrotta, con questo ulteriore riconoscimento, conferma il suo talento e la sua posizione di spicco nel panorama artistico internazionale. Un riconoscimento che non solo celebra il percorso artistico di Mario Perrotta, ma che riaccende i riflettori su un talento che, pur essendo apprezzato a livello internazionale, continua a combattere per ottenere la giusta attenzione nel proprio territorio.
Per comprendere meglio la sua visione, il suo percorso e il cuore pulsante della sua arte, abbiamo incontrato il maestro Perrotta per un’intervista a tutto campo.
D – Dove sei nato? Dove vivi?
Sono nato a Paola (CS), in Calabria, dove vivo, nonostante il lavoro di geometra alle dipendenze dell’ENI mi abbia portato in giro per l’Italia.
D – Quando e come è cominciato il tuo percorso artistico?
Ho sempre avuto la passione per la pittura. Da ragazzo osservavo un mio zio dipingere e questo ha certamente influenzato questa mia inclinazione.
D – Parlaci di te: che tipo di persona sei, come hai imparato a fare bene le cose che sai fare, quali abilità hai appreso naturalmente e quali hai sviluppato con fatica… Cosa ti caratterizza, quali sono i tuoi valori, le tue motivazioni e le tue priorità?
Non saprei definirmi. Comunque, sono un tipo schietto e sincero: odio le falsità e le ipocrisie.
I miei lavori nascono spontaneamente, in base allo stato d’animo del momento; per questo i soggetti e gli stili variano. Non a caso, mi definiscono un artista poliedrico. Comunque, prediligo i paesaggi e i volti femminili.
D – Come nasce una tua opera?
Come ho già detto, le mie opere nascono spontaneamente.
D – Cos’è per te l’ispirazione?
L’ispirazione mi viene da qualcosa che mi ha suscitato emozioni.
D – Cosa cerchi di comunicare attraverso le tue opere?
Spero di trasmettere il mio pensiero, il mio modo di vedere le cose e di far provare le stesse emozioni che provo io nel vedere un’opera finita.
D – Come scegli il soggetto di un tuo lavoro?
Come ho già detto, in base allo stato d’animo del momento.
D – Quali sono i riferimenti artistici e culturali, e gli artisti che ti hanno maggiormente influenzato nel corso del tempo?
Gli artisti che amo maggiormente sono Gustav Klimt e Paul Cézanne.
D – Artisti, galleristi, istituzioni. Cosa pensi del sistema dell’arte contemporanea nel nostro Paese? E qui al Sud?
I gusti sono soggettivi, per cui è difficile dare un giudizio (basta pensare alla banana attaccata alla parete con nastro adesivo, a Venezia).
Purtroppo, e con amarezza, devo dire che nel Sud — in modo particolare dove vivo — l’interesse per l’arte è scarso, anzi inesistente.
D – Questi due anni con la pandemia, per molti, sono stati un tempo sospeso, catartico e di introspezione personale. Tu come li hai vissuti? Cosa ti hanno lasciato?
Il periodo della pandemia l’ho dedicato principalmente alla pittura: infatti, è stato un periodo molto produttivo.
D – Progetti futuri?
Nessun progetto. Vivo alla giornata.