(Adnkronos) – "La paralisi di Bank Sepah provocata dall’attacco informatico condotto dal gruppo israeliano Predatory Sparrow è un colpo ben assestato al regime iraniano che dimostra quanto la cyberwar sia utilizzata in questo conflitto come elemento di sostegno alle azioni militari nel campo di battaglia. Il blocco delle attività della banca, infatti, ha molteplici effetti sia dal punto di vista del morale avversario che dal punto di vista delle sue capacità belliche. Colpire l’istituto bancario più antico e rinomato del Paese crea infatti il panico nella popolazione, mina la fiducia nel regime e ne compromette i canali finanziari per il sostegno alla guerra – ossia le fonti per il pagamento dei proxy, a partire da Hamas e degli Houthi, delle armi e della ricerca nucleare". Lo dice all'Adnkronos Pierguido Iezzi, direttore Cybersecurity di Maticmind. "L’attacco fa parte di una strategia di convergenza tra le azioni militari vere e proprie e quelle nel dominio del cyberspazio, già ben operata da Israele nel teatro mediorientale a partire dalla risposta al pogrom del 7 ottobre: la componente digitale interviene a sostegno di quella fisica per amplificarne la portata e moltiplicarne gli effetti, in un crescendo devastante per l’avversario. Questo attacco, condotto con ogni probabilità con un wiper che ha penetrato il perimetro digitale della banca per poi distruggerne le banche dati, va ben oltre i classici Ddos e defacement con cui gli hacktivisti creano rumore di fondo nel cyberspazio senza tuttavia assicurare danni duraturi: qui si tratta di un’azione sofisticata che ha richiesto mesi di preparazione, frutto dell’opera di una APT. Ogni buco nella rete informatica, ogni varco nei sistemi della difesa cyber anticipa l’impatto vero e proprio e oggi la paralisi digitale di Bank Sepah può a buon titolo avere gli stessi effetti di una deflagrazione vera e propria", conclude Iezzi. —internazionale/esteriwebinfo@adnkronos.com (Web Info)
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