Nel 2025, l’ONU ha proclamato l’Anno Internazionale della Conservazione dei Ghiacciai, per accendere i riflettori su uno degli effetti più evidenti e drammatici del cambiamento climatico. I ghiacciai si stanno sciogliendo a ritmi sempre più veloci: si ritirano, collassano, scompaiono. Ma non è solo una questione di paesaggio. Le conseguenze si propagano a valle, fino alle coste. Fino a noi, fino a Salerno.
Il cambiamento climatico non è più un evento lontano o una previsione per il futuro: è una realtà che si manifesta giorno dopo giorno, anche nei territori che un tempo sembravano più protetti. La crisi climatica non conosce confini: interessa l’intero pianeta, ma colpisce con forza particolare alcune aree, come il bacino del Mediterraneo.
Il Mediterraneo è stato identificato come uno dei principali “hotspot” climatici del mondo. Qui, l’aumento delle temperature risulta superiore alla media globale, con conseguenze su biodiversità, risorse idriche, agricoltura, salute e infrastrutture. Le estati si allungano, le piogge si fanno più rare ma più violente, le risorse naturali diventano più fragili. Questa trasformazione rapida e discontinua sta mettendo in discussione equilibri consolidati da secoli, compresi quelli che regolano la vita quotidiana nelle nostre città costiere.
In questo contesto, parlare di ghiacciai non è una forzatura geografica. I ghiacciai sono indicatori globali, sentinelle naturali che registrano i cambiamenti dell’intero sistema climatico. Quando si sciolgono, non lo fanno solo sulle Alpi o sull’Himalaya, ma hanno un impatto anche sui cicli idrologici, sulla disponibilità d’acqua, sulla stabilità degli ecosistemi anche a migliaia di chilometri di distanza.
Nel Mediterraneo — e in particolare lungo le coste e nell’entroterra campano — il riscaldamento globale non è più un fenomeno eccezionale. È diventato parte della nostra quotidianità. Salerno ne è un esempio concreto, con segnali sempre più frequenti e visibili.
Nell’estate 2025, Salerno ha fatto i conti con temperature superiori ai 38°C, toccando punte di 42°C nelle zone più urbanizzate. Le “notti tropicali” — quelle in cui il termometro non scende mai sotto i 20 gradi — sono aumentate del 150% rispetto alla media del decennio scorso.
Anche il mare e le coste raccontano il cambiamento: l’erosione costiera è ormai sotto gli occhi di tutti. Secondo l’ARPAC, la linea di costa salernitana si è ritirata in media di 2,5 metri in dieci anni. Nel solo 2024 si sono registrate 23 allerte meteo-marine, contro una media storica di appena 8, con danni rilevanti per numerosi stabilimenti balneari. Nell’entroterra, le montagne dell’Appennino campano, comprese le aree del Parco del Cilento e dei Monti Picentini, sono sempre più vulnerabili. Gli incendi boschivi sono aumentati del 40% rispetto al quinquennio precedente, e la siccità rende estremamente complicate le operazioni di contenimento.
Salerno, in tal senso, si trova in una posizione doppiamente esposta: da un lato agli effetti dell’innalzamento del livello del mare, dall’altro alla siccità e al rischio incendi che colpiscono le zone collinari e montuose. Questo doppio fronte richiede un approccio integrato e lungimirante.
Per affrontare questa sfida, Il Comune ha aderito al Patto dei Sindaci per il Clima, con l’obiettivo di ridurre del 40% le emissioni di CO₂ entro il 2030. Non sono solo parole: 500 colonnine per auto elettriche, 8 milioni di euro per efficientare gli edifici pubblici, più verde urbano.
Il progetto “Verde Diffuso” sta trasformando spazi dimenticati in piccoli polmoni verdi, spesso progettati insieme ai cittadini e alle scuole. Da settembre partirà un tavolo tecnico permanente sul clima, con istituzioni, università, associazioni e cittadini. L’obiettivo è ambizioso: redigere entro fine anno un Piano Clima comunale 2025-2035.
L’Anno Internazionale dei Ghiacciai non è solo una campagna globale di sensibilizzazione. È un invito a ripensare il rapporto tra città e natura, a immaginare un futuro in cui sviluppo e clima possano convivere. Salerno, come molte città del Mediterraneo, è chiamata a trovare un equilibrio tra crescita urbana e resilienza climatica. Non è solo una questione di politiche dall’alto: è una sfida culturale che tocca ogni cittadino, ogni quartiere, ogni scelta quotidiana.
Il cambiamento climatico, alla fine, si presenta così: sotto forma di notti insonni per il troppo caldo, di panni stesi che non si asciugano per l’umidità, di alberi che non fanno più ombra dove dovrebbero. Queste cose non sono statistiche: sono vita vissuta.