Opere-oggetto fatte di cose “naturali” o “artificiali” vanno a comporre l’«Ibrido gabinetto delle curiosità» di Antonio Baglivo, visibile da sabato 17 maggio, ore 19.00, fino al 31 maggio al Civico 23, in una fantasmagoria di cromie e figure, spazi e dimensioni. L’artista ha accorpato cose rinvenute o cercate in una sua particolare “collezione”, che ha sistemato secondo un suo criterio singolare. Ad ognuna ha attribuito una fisionomia secondo una sua indagine evocativa.
Commenta così questo ciclo di lavori Angelo D’Amato: «A questo punto mi sembra inevitabile riannodare i fili del discorso fatto fino ad ora. Innanzitutto, l’attenzione rivolta al rapporto con lo spettatore attraverso “l’opera oggetto”, che recupera una modalità aptica di contatto. Inoltre, l’importanza della finzione, in costante dialogo con la realtà, come luogo di sopravvivenza creativa e, ancora, l’esigenza di catalogare e custodire oggetti d’ogni genere nel tentativo di consacrare all’arte un luogo, un gabinetto, intimo e riservato, in cui raccogliere, dividere e scrutare, con l’intento di mostrare un mondo eterogeneo, gravido di sorprese. La crisi della rappresentazione come imitazione, già denunciata da Magritte nella famosa scritta “Questo non è una pipa”, trova conferma con le opere di Antonio Baglivo, attraverso una “oggettività” tale da renderle autonome, ovvero perfettamente funzionanti come scatole cinesi. Sicuramente un’azione autoreferenziale che però si identifica nel ruolo dell’artista come giocoliere, saltimbanco: giocare con l’arte, disporla per essere funzionale all’attività dissacrante dello spettatore.
Questa deduzione, insieme alle altre esposte, ci ricorda quanto Baglivo abbia attraversato gran parte delle neoavanguardie attraverso “l’adesione” al Nouveau Réalisme di Restany, passando per la Poesia Visiva fino all’arte eclettica della compagine Fluxus. Aggiungerei alla lista una qualche analogia, forse indiretta, con il nuovo romanzo francese, ed in particolare con Robbe-Grillet e la sua opera più famosa La gelosia, dove ogni descrizione è affidata agli oggetti, alla loro disposizione, sotto lo sguardo attento e apparentemente distaccato del protagonista, la cui presenza è attestata solo da una pura attività percettiva.»
In merito a quanto appena detto, non va dimenticato come Antonio Baglivo sia figlio di una generazione di artisti che, già dagli anni ’60, poneva le basi di un’arte che dava rilievo all’auto-espressività dell’oggetto piuttosto che al soggetto, tipico dell’Espressionismo Astratto. Erano gli anni in cui il Dadaismo faceva sentire ancora la sua presenza e dove le parole di Kurt Schwitters risuonavano come monito per un’arte in cui tutti i materiali potessero essere, alla stregua della pittura e della scultura, vissuti, esperiti nella loro fisicità.»
Cenni biografici di Antonio Baglivo
Antonio Baglivo, nato a Casal Velino nel 1951, vive e lavora a Bellizzi (SA).
Scultore, pittore, incisore, ceramista, nel 1977 a Salerno ha fondato il Centro di Documentazione Arte Contemporanea Laboratorio Dadodue, che ha diretto fino al 1992.
Ideatore e curatore della collana IBRIDILIBRI e dell’archivio di libri d’artista IBRIDIFOGLI, ha realizzato cartelle e plaquettes in collaborazione con poeti e scrittori tra i quali: Idolina Landolfi, Luigi Giordano, Maria Luisa Spaziani, Elio Filippo Accrocca, Bianca Maria Frabotta, Antonio Porta, Marcello Napoli, Paolo Aita, Giorgio Bàrberi Squarotti, Paolo Ruffilli, Gerardo Malangone, Alessandro Carandente, Gian Battista Nazzaro, Biagio Fioretti, Franco Gordano, Cristina Tafuri, Cesare Ruffato, Riccardo Avallone, Franco Dionesalvi, Rino Mele, Mario Lunetta, Antonio Spagnuolo, Ugo Piscopo, Vito Pinto, Francesco D’Episcopo, Tommaso Ottonieri, Rubina Giorgi, Elio Pecora, Lamberto Pignotti, Raffaele Della Fera, Maria Teresa Schiavino, Barbara Cangiano, Arturo Schwarz.
Tra le mostre personali recenti segnaliamo:
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Notturni tursitani, Villa Guariglia, Vietri sul Mare 2000;
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Teca Mundi. Mostra antologica di grafica e libri d’artista, Tempio di Pomona, Salerno 2003;
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Ibridilibri, Biblioteca Alessandrina, Università La Sapienza, Roma 2004;
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Crisalidi-Chimere, Palazzo S. Agostino, Salerno 2009;
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Ibridilibri, Museo Provinciale Irpino, Avellino 2009;
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La forma del libro, Biblioteca Nazionale di Napoli 2010;
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La coda di Narciso, Biblioteca Vallicelliana, Roma 2010;
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Ibridilibri, Museo Comunale di Praia a Mare 2018;
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Carte dall’esilio, Archivio di stato di Salerno, 2018;
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Anima prima, Civico 23 Art Space, Salerno 2020;
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Enigma, Movimento Aperto, Napoli 2023;
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Lo specchio ibrido, antologica -1973/2023, Palazzo Fruscione, Salerno 2023.
Del suo lavoro si sono interessati tra gli altri: Andrea Iovino, Gerardo Pedicini, Franco Solmi, Giorgio Celli, Vitaliano Corbi, Enzo Di Grazia, Luciano Marziano, Angelo Calabrese, Tonino Sicoli, Nicola Scontrino, Giuseppe Siano, Massimo Bignardi, Paolo Romano, Marco Amendolara, Marcello Napoli, Giuseppe Ianni, Mario Maiorino, Paolo Aita, Stefania Zuliani, Vito Pinto, Francesco D’Episcopo, Simonetta Lux, Teodolinda Coltellaro, Rino Mele, Mario Lunetta, Antonello Tolve, Mauro Giancaspro, Alfonso Di Muro, Cristina Tafuri, Gabriella Taddeo, Marcello Carlino, Lamberto Pignotti, Luigi Paglia, Olga Chieffi, Angelo D’Amato, Rosario Pinto, Tiziana Tricarico, Nicola Micieli, Rossella Nicolò.