PECHINO – C’erano una volta gli operai, i cantieri polverosi, le ruspe, i caschi gialli, il sudore dell’asfalto. Oggi, almeno in Cina, la scena è completamente diversa. Niente esseri umani. Solo macchine. In un tratto lungo 158 chilometri della Expressway Pechino–Hong Kong–Macao, l’unico suono è quello di droni che ronzano sopra una colonna di macchine intelligenti. È il primo cantiere stradale al mondo completamente automatizzato. Nessun operaio. Nessun capocantiere. Solo autostrade robot e droni.
A firmare il progetto è Sany Group, colosso cinese dell’ingegneria pesante. Una compagnia nota per la produzione di macchinari da cantiere, che ora può vantare il primato di aver asfaltato un intero tratto autostradale — lungo quanto il tragitto da Milano a Parma — senza l’ausilio diretto di manodopera umana.
Un’autostrada, nessun uomo
Tutto è iniziato nel 2024, nel pieno piano quinquennale del governo cinese dedicato all’innovazione delle infrastrutture. La sfida era chiara: completare un segmento della fondamentale arteria che collega la capitale al sud industriale del Paese con robot e droni, minimizzando errori, costi umani e rallentamenti. Missione compiuta.
Il risultato? Un nastro d’asfalto perfetto, largo venti metri, steso da una “paveatrice autonoma” in grado di lavorare giorno e notte. Il macchinario, guidato da algoritmi e da una rete satellitare a precisione centimetrica, è supportato da sei rulli da 13 tonnellate e tre compressori da 30. Ma la regia aerea è tutta affidata a sciami di droni autonomi, incaricati di sorvegliare, misurare, identificare eventuali errori, e correggere in tempo reale.
Il cuore del progetto
Il cuore tecnologico del progetto è il modello SAP200C-10 di Sany, una macchina che ha reso possibile l’automazione totale del processo di asfaltatura. Non si limita a stendere bitume: lo controlla, lo modella, lo compone con precisione millimetrica.
E attorno a lei, una squadra silenziosa di colossi meccanici. Rulli, pressatrici, veicoli a guida autonoma: tutti collegati in rete, coordinati da un’intelligenza centrale che regola ritmo, distanza, temperatura e pressione, in una coreografia industriale degna di una fabbrica tedesca.
Ma qui non si produce acciaio. Qui si costruiscono strade. Senza che nessuno metta un piede sul cantiere.
Sorveglianza dall’alto
Ogni operazione è monitorata da una flotta di droni dotati di videocamere ottiche e sensori termici. Controllano tutto: la larghezza della corsia, i cartelli, la coerenza con la segnaletica verticale. Se c’è un problema, lo segnalano in tempo reale al sistema. Se qualcosa blocca il percorso — un ostacolo fisico, una presenza anomala — i mezzi si fermano da soli.
Sì, perché la sicurezza resta una priorità. Le macchine sono dotate di “digital fences”, una sorta di bolla virtuale che impedisce incidenti. Se un oggetto (o una persona) entra nel raggio di un metro, tutto si blocca.
Costruzione h24, zero incidenti
L’intero tratto è stato completato in un tempo record. Le macchine hanno lavorato ininterrottamente, 24 ore su 24, sotto il sole e sotto la pioggia. Nessuna pausa, nessun turno, nessuna protesta sindacale. E soprattutto, nessun incidente.
Una rivoluzione che, secondo i calcoli forniti dagli ingegneri di Sany, ha garantito un’efficienza del 30% superiore rispetto ai cantieri tradizionali. E una precisione di stesura e compattazione del manto stradale con margine d’errore inferiore al centimetro.
Il precedente che cambia tutto
Non è il primo esperimento del genere, ma è il primo su scala così ampia. In passato, in alcune province come Sichuan e Hubei, si era testata l’automazione su tratti stradali più brevi. Ma 158 chilometri, tutti perfettamente gestiti da autostrade robot e droni, sono un altro discorso.
Il governo cinese ha già definito questo progetto come “modello di riferimento per le grandi opere del futuro”. E non è difficile capire perché. In un Paese dove il numero di incidenti sul lavoro resta elevato e la domanda di infrastrutture è costante, il mix tra robotica e IA sembra l’unica via per costruire in sicurezza e senza interruzioni.
Autostrade robot e droni / sfide e limiti
Non è tutto oro. I costi iniziali sono ancora elevati. La manutenzione di macchine così complesse richiede personale altamente specializzato. E il modello non è ancora esportabile in contesti troppo diversi da quello cinese.
Ma l’orizzonte è tracciato. Dopo la rivoluzione industriale, l’automazione in fabbrica e l’IA nei servizi, ora anche l’edilizia entra nell’era delle autostrade robot e droni.
La domanda, ora, è: vogliamo davvero un futuro senza operai nei cantieri? O vogliamo un equilibrio tra automazione e competenza umana?
La Cina ha fatto la sua scelta. E l’ha fatta lungo 158 chilometri perfettamente asfaltati.
Fonte articolo: Vision Mobility
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