(Adnkronos) – "Quando parliamo di plasmaderivati parliamo di malattie, di pazienti e di donatori. Quello che vogliamo continuare a fare, come abbiamo fatto in questi 15 anni, è raccontare la ricerca e tante altre cose, però facendo in modo che anche chi è fuori dalla nostra bolla sia ingaggiato a capire il valore del plasmaderivato e il valore della donazione. Lo facciamo anche attraverso delle storie. Una, tra le tante, quella di un bimbo che si chiama Nicolò e della sua mamma, che hanno lottato tantissimo per poter avere salva la vita del bimbo proprio grazie a un plasmaderivato che in quel momento si faceva fatica a reperire. In tale contesto c'è stata proprio la collaborazione pubblico-privato, perché si sono mossi tutti. Nicolò sta meglio, fa la sua terapia ed è tornato a casa. Se non fossimo riusciti probabilmente anche a raccontare una storia, meno persone si sarebbero mosse". Lo ha detto Ilaria Ciancaleoni Bartoli, direttore Omar, Osservatorio malattie rare, partecipando al panel 'Biofarmaci e plasmaderivati: la strada per un accesso equo all’innovazione', nell'ambito dell'evento 'Science meets Humanity. Il futuro del biofarmaceutico tra plasma e nuove terapie', promosso da Kedrion Biopharma con il patrocinio gratuito della Società italiana di farmacologia (Sif). "La comunicazione non cura – precisa – però può fare in modo che quella terapia, per cui tanto si è sudato, possa essere accompagnata da una spiegazione. Può fare in modo che possa essere compresa. La comunicazione si fonda sulle parole, che fanno la differenza. Il nostro – osserva – si chiama Servizio sanitario nazionale, e non Sistema sanitario nazionale, perché il 'sistema' è qualcosa di statico, che tende a reggersi in equilibrio, quindi non cambia nemmeno quando la soluzione è abbastanza evidente. Invece il 'servizio' è" andare "oltre, fare il piccolo passo ulteriore per portare un aiuto concreto e reale". —salutewebinfo@adnkronos.com (Web Info)
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