Circa duemilatrecento anni fa, nella Cina antica, un gruppo di generali raccolse la propria saggezza militare in un testo destinato a diventare immortale. Sun Tzu, il più noto tra loro, scrisse:
“Ci sono strade da non seguire. Ci sono eserciti da non colpire. Ci sono città da non assediare. Ci sono terreni su cui non combattere.”
Il 7 ottobre 2023, un attacco armato lanciato da Hamas dalla Striscia di Gaza ha colpito Israele, causando la morte di circa 1.200 persone, in gran parte civili, e il rapimento di oltre 240 individui. Israele ha risposto immediatamente con raid aerei e operazioni militari su larga scala all’interno della Striscia.
A distanza di mesi, la crisi umanitaria a Gaza è diventata drammatica. Secondo fonti internazionali, tra cui l’ONU e l’UNICEF, oltre 34.000 persone sono morte, con un’alta percentuale di vittime tra donne e bambini. Più di un milione di minori è a rischio fame, privato di accesso regolare a cibo, acqua e cure mediche.
Immaginare una città italiana come Benevento completamente distrutta ci aiuta a comprendere l’entità della tragedia. Cosa accadrebbe ai suoi abitanti, ai bambini, ai loro sogni?
La situazione è stata recentemente denunciata anche da diverse organizzazioni umanitarie. L’UNICEF ha evidenziato un peggioramento significativo della malnutrizione tra i più piccoli: oltre 70.000 bambini e 17.000 madri hanno bisogno urgente di cure. Circa 470.000 persone stanno affrontando una fame definita “catastrofica” e l’intera popolazione della Striscia è in condizione di insicurezza alimentare acuta.
Sette Paesi europei – Spagna, Norvegia, Irlanda, Islanda, Malta, Lussemburgo e Slovenia – hanno firmato una dichiarazione congiunta chiedendo al governo israeliano di allentare il blocco degli aiuti umanitari e sospendere le operazioni militari, per permettere l’accesso delle organizzazioni internazionali.
Anche Papa Leone XIV, recentemente eletto, ha ribadito in una delle sue prime omelie l’urgenza di “disarmare le parole per disarmare le menti e la Terra”, richiamando tutti i leader alla responsabilità morale e al dialogo.
In questo contesto, le trattative per il rilascio degli ostaggi sono in stallo, e le prospettive di una soluzione politica restano incerte. Il governo israeliano attuale, il più spostato a destra nella storia del Paese, ha posizioni molto critiche verso la proposta della “soluzione a due Stati”, sostenuta invece dalla maggior parte della comunità internazionale.
Non possiamo restare indifferenti. In nome dell’umanità, è tempo che la comunità globale si attivi concretamente per proteggere i civili, soprattutto i bambini, e per riportare la questione israelo-palestinese nell’alveo del diritto e della diplomazia.
Sun Tzu ci ricorda:
“Ci sono ordini del capo da non eseguire.”
Un monito che oggi suona più attuale che mai.