Negli ultimi anni, sempre più persone scelgono di abbracciare come stile di vita il gimnopodismo, conosciuto comunemente come scalzismo. Il movimento dei gimnopodisti si basa sulla convinzione che camminare senza scarpe favorisca il radicamento dell’uomo nella natura e offra numerosi benefici per la salute. Questa filosofia, che si sta diffondendo grazie ad associazioni dedicate anche in Italia, sostiene che l’uso eccessivo di calzature possa causare dei problemi, indebolendo i piedi, che sono nati per muoversi scalzi.
Secondo vari esperti, camminare a piedi nudi permette di ridurre il rischio di infezioni fungine, poiché i piedi, se lavati con cura, sono meno soggetti a infezioni rispetto alle scarpe, che creano molto spesso ambienti insalubri. Inoltre, camminare scalzi permette di migliorare l’equilibrio e di rafforzare i muscoli del piede. I gimnopodisti sottolineano come il camminare scalzi non abbia nulla a che vedere con il feticismo del piede, ma permetta di riscoprire le radici dell’umanità. Antonio Pennacchi, nel suo libro Canale Mussolini, spiega che «in passato si giocava scalzi, le scarpe si mettevano solo in occasioni formali come il militare o la prima comunione». In campagna e per le strade, si camminava sempre a piedi nudi, anche durante le partite di calcio con i pesanti palloni di cuoio di un tempo.
Nell’antichità, civiltà come quella indiana, greca ed egiziana consideravano naturale questa modalità. In Grecia, durante i giochi olimpici, gli atleti gareggiavano scalzi e senza vestiti. Le persone comuni preferivano lasciare i figli scalzi fino all’età adulta, associando il camminare a piedi nudi a purezza, semplicità e umiltà. Questa tradizione ha contribuito a creare un’immagine dello scalzismo come simbolo di spensieratezza e innocenza, legata all’infanzia.
In molte parti del mondo, mostrarsi scalzi in pubblico è una pratica profondamente radicata negli usi e costumi locali. Dall’India al Sudafrica, dall’Australia alla Nuova Zelanda, questa usanza non rappresenta solo una tradizione culturale, ma anche un modo per riscoprire un rapporto più naturale e diretto con la natura.
In Sudafrica, tra gli Afrikaner, camminare a piedi scalzi durante i periodi caldi fa parte del costume locale. Le linee guida scolastiche indicano le scarpe come un accessorio opzionale, favorendo il contatto diretto con la terra.
In Australia, nel periodo estivo, è regola comune per adulti e giovani frequentare aree pubbliche a piedi nudi. Gli scolari, nelle zone rurali, spesso stanno a scuola senza scarpe, come tradizione che si tramanda da generazioni. In Nuova Zelanda, sia nei locali aperti al pubblico che in spazi pubblici, camminare a piedi nudi è considerato normale.
In India, ogni volta che si entra in un tempio o in un’abitazione di particolare importanza sociale, le calzature vengono messe da parte perché considerate impure. Indipendentemente dal loro status sociale, come segno di rispetto, le persone camminano a piedi scalzi.
In Europa, il Regno Unito vede una diffusione dello scalzismo durante l’estate nelle aree rurali. Le comunità Amish preferiscono rimanere scalze per la maggior parte del tempo, mentre per i gitani camminare a piedi nudi rappresenta un elemento importante del costume femminile, simbolo di tradizione e identità.
Nonostante ciò, il gimnopodismo, specialmente in Occidente, incontra ancora resistenze culturali, perché l’idea di girare a piedi nudi è spesso associata a trasandatezza e povertà. Gli scalzisti, chiamati anche barefooters o gimnopodisti, evitano l’estremismo e sono consapevoli delle barriere fisiche e sociali che possono impedire, in alcune circostanze, di camminare a piedi nudi, come durante condizioni meteorologiche avverse o lavori pesanti. Per i gimnopodisti, le calzature sono considerate facoltative e vengono indossate solo quando strettamente necessario.
L’obiettivo principale dei gimnopodisti che abbracciano questa filosofia è praticare lo scalzismo nella vita di tutti i giorni: andare a piedi nudi al supermercato, al ristorante, a scuola, al lavoro e in altri luoghi pubblici. La cura della persona e dell’igiene ricopre un ruolo fondamentale nella pratica dello scalzismo, per poter usufruire dei benefici di questa pratica e risentire il contatto con la terra.
Questa filosofia non prevede un rifiuto totale delle calzature. Il percorso inizia con l’abbandono delle scarpe nei luoghi in cui ci si sente più a proprio agio, per poi progredire, acquisendo esperienza, verso un uso più limitato delle calzature, riservandole solo a situazioni specifiche. Solo in alcuni casi una persona può aspirare a diventare un gimnopodista full-time, rinunciando completamente alle scarpe.
Oggi, tale movimento si inserisce in un più ampio dibattito sul benessere, sulla salute del piede e sulla riscoperta di uno stile di vita più naturale. Tra praticanti e sostenitori, cresce la consapevolezza che camminare scalzi possa favorire il rafforzamento muscolare, migliorare l’equilibrio e riconnettere l’uomo con la natura. Rappresenta una scelta di vita che unisce consapevolezza del proprio corpo, rispetto culturale e benessere. Un trend che invita a riflettere sul rapporto tra uomo e ambiente e sulla possibilità di vivere in modo più naturale e rispettoso delle norme sociali, del proprio corpo e della natura. In un’epoca dominata da comfort artificiale e scarpe tecnologiche, il ritorno allo scalzismo rappresenta una sfida alle convenzioni e un invito a riscoprire le radici più autentiche dell’essere umano attraverso il contatto con la terra.