Sergio Resinovich, fratello di Liliana, ritrovata morta a Trieste il 5 gennaio 2022 dopo essere scomparsa il 14 dicembre precedente, invita gli inquirenti ad indagare sui familiari del marito Sebastiano Visintin e sui suoi amici. Tale affermazione nasce evidentemente dalla convinzione che il mandante dell’omicidio di “Lilly” sia stato il suo ex cognato.
I movimenti di Sebastiano nei minuti/ore in cui presumibilmente è stata uccisa Lilly tenderebbero con ogni probabilità ad escludere che l’esecutore materiale del delitto possa essere stato lui, poiché i riscontri sui tabulati telefonici e sulle telecamere lo collocherebbero verosimilmente all’interno di un magazzino dove il Visintin svolgeva l’attività di affilatore di coltelli.
Ma Sergio Resinovich individua i possibili moventi di Sebastiano nella sua dipendenza economica da Lilly e dalla non accettazione di perdere il controllo su di lei. Liliana infatti era in procinto di lasciare Sebastiano per vivere alla luce del sole il suo rapporto con Claudio Sterpin, l’uomo che conosceva da una vita e con il quale negli ultimi anni aveva iniziato una relazione clandestina.
Sergio Resinovich allora, qualora gli inquirenti non abbiano la possibilità di incastrare il Visintin, suggerisce in pratica di monitorare gli spostamenti dei possibili esecutori materiali (figlio e nuora di Sebastiano nonché i suoi amici) nelle ore in cui si è verificato l’omicidio di Liliana, allargando dunque le indagini anche a costoro.
Il fratello di Liliana evidenzia altresì le difficoltà economiche nelle quali si sarebbe trovato Sebastiano qualora non fosse stato ritrovato il corpo di Lilly (la successione ereditaria non si sarebbe aperta in assenza del ritrovamento del corpo) e, dunque, il Visintin avrebbe depositato o avrebbe fatto depositare il corpo in un luogo in cui sarebbe stato facilmente ritrovato. Il Visintin in tale maniera ha potuto avere accesso, in quota successione, al danaro di Lilly ed alla sua pensione di reversibilità.
Le indagini sulla morte di Liliana Resinovich si sono indirizzate soltanto di recente, a distanza di oltre tre anni dal ritrovamento del corpo, verso un’unica direzione, ovvero quella dell’omicidio, perché soltanto nello scorso febbraio è stata depositata la super-perizia che ha finalmente sancito che Liliana non si è suicidata ma è morta per soffocamento indotto da altro soggetto. Ma, allo stato, ancora nessun individuo è stato iscritto nel registro degli indagati.