Inizia venerdì 6 ottobre 2023 alle ore 18:00 presso la sede FAI di Salerno in via Portacatena, 50 nel centro storico, il nuovo ciclo di Iniziative culturali ed artistiche del Fai Salerno con l’inaugurazione della mostra “Decalogo per la Democrazia Spagnola” dell’artista Josè Ortega, sotto il patrocinio morale del Comune di San Giovanni a Piro, che è uno dei comuni sostenitori dell’associazione FAI che include geografica Salerno e provincia.
Il “Decalogo per la democrazia Spagnola” rappresenta la prima opera realizzata da Ortega in Spagna al rientro dall’esilio. L’artista decise in quegli anni di sugellare il suo ritorno con l’”arte del cartello”, espressione del movimento Estampa Popolar da lui fondato e che considerava il ruolo dell’arte oltre che politico anche di stampo didattico.
Il Decalogo si riferisce alla realtà contemporanea del suo paese, che si era sottratto da poco alla dittatura e aveva visto l’avvento di una monarchia costituzionale. Era necessario in quella contingenza cautelare le incertezze della transizione e la fragilità di una democrazia nascente.”
Il cartello si suddivide in dieci manifesti che costituiscono – secondo l’avvocato Franco Maldonado direttore del polo museale di San Giovanni a Piro – la rappresentazione dei valori strumentali (il sistema dei partiti, il confronto dialogico) e dei valori finalistici (il ripudio della violenza di Stato e della guerra civile, l’amnistia generalizzata) che consentono ad una democrazia di consolidarsi, ma anche l’affermazione dei valori universali della libertà e della pace, come beni supremi attraverso i quali si potrà non solo sconfiggere la morte, ma anche propiziare una vita migliore.”
Josè Ortega è stato un artista del realismo sociale della guerra civile in Spagna ed uno degli aderenti al gruppo “Estampa popular”, di cui fu anche creatore. Ancora adolescente visse a Madrid dove iniziò a realizzare i suoi primi dipinti e aderì ai circoli antifranchisti, connettendo le sue esperienze successive e la sua opera al profondo attivismo civile e politico. Ebbe una condanna a soli 26 anni per reati di opinione, e subito dopo la sua uscita dal carcere nel 1952 realizzò il suo primo ciclo di xilografie.
E’ negli anni sessanta che iniziò il suo prolungato esilio che lo portò a Parigi. Lì gli fu assegnata dal Congresso Internazionale dei Critici d’Arte del Verucchio diretto da Giulio Carlo Argan la medaglia d’oro per la sua azione di lotta per la libertà. La sua prima mostra personale in Italia alla galleria La Nuova Pesa di Roma risale al 1964, alla quale seguirono altre due del 1968 e del 1974. Negli anni seguenti ci furono sue numerose esposizioniin tutto il mondo: a Filadelfia,Toronto, Saint Louis, Zurigo, Torino e Bruxelles. Nel 1969 realizzò le venti incisioni della grande suite dei Segadores, ispirate dalle sofferenze dei lavoratori della terra.
Visse a Matera a partire dal 1973, nei Sassi ebbe il suo laboratorio nella sede del Circolo culturale La Scaletta, sperimentando nuove tecniche nello scolpire bassorilievi e utilizzando la cartapesta insieme ai maestri cartapestai materani in modo innovativo. Alla città di Matera, a cui era profondamente legato, lasciò in dono molte sue opere. Solo nel 1976 dopo sedici anni di esilio gli fu concessa l’autorizzazione per tornare liberamente in Spagna; ma nel 1980 lasciò nuovamente la Spagna per tornare in Italia, dove continuò un’intensa attività espositiva, stabilendosi nel piccolo centro di Bosco, frazione di S. Giovanni a Piro in provincia di Salerno. Disse di aver scelto questo posto perché gli ricordava la sua amata Spagna:
«Sto bene con voi, perché qui ho trovato un’angoscia ed una miseria che sono quelle della mia gente. Perché i colori sono quelli della mia terra. Sono rimasto perché la pelle dei braccianti è scura e secca, come quella dei contadini spagnoli.»
La sua casa (tutt’oggi visitabile) è un vero e proprio museo, ove ancora si possono ammirare dipinti che la ornano sia internamente che esternamente. In paese lo ricordano come un uomo solitario e pensieroso, ma al contempo generoso e riflessivo. Nel 2014 è stato inaugurato nella casa in cui visse un museo-laboratorio a lui intestato ”Casa Ortega“.