Negli ultimi anni sembra che la politica si sia sempre piĂą allontanata dai problemi reali dei cittadini. I principali dibattiti vertono su tematiche che poco impattano sulla vita quotidiana degli italiani e degli europei. Tuttavia, le sfide contemporanee sono molteplici: cambiamenti climatici, trasformazione digitale, guerre, pandemie, politiche migratorie. Eppure, le soluzioni messe in campo appaiono spesso inadeguate.
Tra queste sfide, una in particolare sta sconvolgendo il nostro sistema economico e sociale: l’emergenza demografica. L’Italia, il secondo Paese più vecchio al mondo dopo il Giappone, si distingue per un tasso di fertilità tra i più bassi d’Europa, sceso nel 2024 a 1,18 figli per donna, secondo i dati ISTAT. Questo valore è ben al di sotto del tasso di sostituzione generazionale, fissato a 2,1 figli per donna. Non sorprende che il nostro Paese stia affrontando un progressivo invecchiamento della popolazione, con un’età mediana di 47,6 anni.
Un quadro allarmante
I numeri dipingono uno scenario preoccupante. Nel 2023, la popolazione italiana è scesa sotto i 58 milioni di abitanti, con una diminuzione di oltre 200.000 persone rispetto all’anno precedente. Parallelamente, il saldo naturale — la differenza tra nascite e decessi — continua a essere negativo, con appena 393.000 nuovi nati contro 713.000 decessi nel 2023 (fonte ISTAT).
A livello europeo, secondo EUROSTAT, il tasso di fertilità medio è di 1,53 figli per donna, un dato che, sebbene migliore rispetto a quello italiano, resta lontano dai livelli necessari per garantire il ricambio generazionale. Nel frattempo, la popolazione europea rappresenta appena il 10% di quella mondiale e sta progressivamente diminuendo in termini assoluti. Anche l’aspettativa di vita elevata — in media 83,2 anni in Italia — contribuisce a un aumento del numero di persone anziane, che nel nostro Paese rappresentano ormai oltre il 23% della popolazione totale.
Impatto sull’economia e sul lavoro
L’invecchiamento della popolazione ha conseguenze dirette e drammatiche sul sistema economico. La diminuzione della fascia d’età 18-45 anni, ridotta del 15% negli ultimi dieci anni, mina la capacità delle aziende di reperire manodopera giovane e qualificata. Inoltre, il progressivo pensionamento dei baby boomer pone gravi problemi al settore pubblico, già sotto pressione per la carenza di personale.
La spesa pensionistica italiana, tra le piĂą alte in Europa (oltre il 16% del PIL nel 2023), rischia di diventare insostenibile nel medio-lungo termine. Il mancato turnover generazionale aggrava ulteriormente la situazione: le entrate fiscali calano, compromettendo la qualitĂ dei servizi pubblici essenziali. Nel settore privato, molte aziende lottano per sopravvivere, incapaci di adattarsi a un mercato del lavoro che richiede flessibilitĂ , innovazione e politiche di welfare aziendale.
La risposta delle aziende: un nuovo Umanesimo Imprenditoriale
Di fronte a queste sfide, le aziende italiane dovrebbero adottare un approccio rivoluzionario. Tra le misure piĂą richieste dai giovani vi sono:
- Miglioramento della stabilitĂ lavorativa: contratti a tempo indeterminato e salari adeguati per incentivare i giovani a costruire una famiglia.
- Politiche di welfare aziendale: implementazione di smart working, riduzione dell’orario di lavoro settimanale, supporto alla maternità e creazione di spazi per il benessere dei dipendenti.
- Equilibrio tra vita privata e lavoro: modelli lavorativi che guardano a Paesi come la Svezia e i Paesi Bassi, dove la settimana lavorativa corta è già una realtà consolidata.
Il costo della vita, soprattutto nelle grandi città , rappresenta un ulteriore ostacolo. Secondo una recente analisi di ISTAT, oltre il 60% dei giovani che si trasferiscono al Nord per lavoro dipendono ancora dal supporto economico delle famiglie d’origine. Questa situazione scoraggia l’indipendenza economica e rende impossibile pianificare il futuro.
Un problema culturale e politico
La bassa natalità non è solo una questione economica, ma anche culturale. Molti giovani italiani si trovano bloccati in un limbo di tirocini malpagati, spesso percependo meno di 500 euro al mese. L’idea di “gavetta”, ancora profondamente radicata nella mentalità italiana, contrasta con le reali necessità di un mercato del lavoro che dovrebbe valorizzare i talenti e investire nella formazione continua.
La politica deve invertire la rotta. Servono incentivi concreti per le famiglie, come sgravi fiscali, agevolazioni per la casa e politiche di sostegno alla natalità . L’esempio francese, con il suo generoso sistema di welfare familiare, dimostra che è possibile intervenire efficacemente per migliorare il tasso di fertilità .
Un appello all’azione
Immaginiamoci tra vent’anni, passeggiare nei nostri paesi d’origine. Paesi fantasma. La scuola dove giocavamo distrutta. Il campetto di calcio, un tempo pieno di voci e risate, ora un cumulo di cemento e erbacce. Le case delle nostre famiglie in rovina, con le finestre sbarrate e il silenzio che riecheggia tra le strade vuote. Non è lo scenario di un film horror, ma una reale possibilità se non agiamo ora.
L’emergenza demografica è un problema complesso, ma affrontabile con politiche coraggiose e innovative. Le aziende devono ripensare i propri modelli organizzativi, mentre la politica deve mettere al centro delle proprie agende il futuro delle nuove generazioni. Che ne sarà delle nostre città , dei luoghi della nostra infanzia, del nostro Paese? La risposta dipende dalle scelte che faremo oggi.