๐๐ณ๐ข ๐ถ๐ฏ ๐จ๐ช๐ฐ๐ณ๐ฏ๐ฐ ๐ฅ๐ช ๐ช๐ฏ๐ช๐ป๐ช๐ฐ ๐ฆ๐ด๐ต๐ข๐ต๐ฆ; ๐ญ’๐ข๐ฏ๐ฏ๐ฐ, ๐ง๐ฐ๐ณ๐ด๐ฆ, ๐ช๐ญ 1961 ๐ฐ ๐ช๐ญ 1962, ๐ฏ๐ฐ๐ฏ ๐ณ๐ช๐ค๐ฐ๐ณ๐ฅ๐ฐ ๐ค๐ฐ๐ฏ ๐ฆ๐ด๐ข๐ต๐ต๐ฆ๐ป๐ป๐ข. ๐๐ณ๐ข ๐ฅ๐ช ๐ด๐ช๐ค๐ถ๐ณ๐ฐ ๐ช๐ญ 13 ๐จ๐ช๐ถ๐จ๐ฏ๐ฐ, ๐จ๐ช๐ฐ๐ณ๐ฏ๐ฐ ๐ฅ๐ช ๐.๐๐ฏ๐ต๐ฐ๐ฏ๐ช๐ฐ, ๐ถ๐ฏ๐ข ๐ฅ๐ข๐ต๐ข ๐ถ๐ฏ ๐จ๐ช๐ฐ๐ณ๐ฏ๐ฐ ๐ฎ๐ฐ๐ญ๐ต๐ฐ ๐ค๐ข๐ณ๐ฐ ๐ข ๐ฏ๐ฐ๐ช ๐ฎ๐ข๐ณ๐ช๐ฏ๐ฆ๐ด๐ช.
๐๐ฐ ๐ข๐ญ๐ญ๐ฐ๐ณ๐ข ๐ง๐ข๐ค๐ฆ๐ท๐ฐ ๐ช๐ญ ๐ค๐ฉ๐ช๐ฆ๐ณ๐ช๐ค๐ฉ๐ฆ๐ต๐ต๐ฐ, ๐ฅ๐ข๐ท๐ฐ ๐ถ๐ฏ๐ข ๐ฎ๐ข๐ฏ๐ฐ ๐ข ๐ฅ๐ฐ๐ฏ ๐๐ต๐ต๐ช๐ญ๐ช๐ฐ.
La chiesa era deserta, l’ultima messa del mattino era finita da pochi minuti; don Attilio era andato a pranzo con altri sacerdoti. Avevo appena spento l’ultima candela accesa sull’altare quando ad un tratto la vidi. Ricordo una donna incinta; bella, nera di capelli, giovane, tutta vestita di nero, avvolta dalla testa ai piedi in un grande velo traforato. Indossava una vistosa collana e un bracciale d’oro, un oro lucido. Sotto l’abito lungo si scorgevano le sue caviglie gonfie. Quando mi passรฒ vicino sentii, come un’onda, il suo odore caldo, sudato, di donna: di donna gravida. Si chinรฒ in ginocchio e cominciรฒ a baciare il pavimento della chiesa. Uno, due, tre, dieci baci. Quel pavimento freddo, calpestato da centinaia di scarpe, rappresentava forse per lei, in quel momento, la guancia di un padre, di un marito, di un amante. I riccioli le cadevano sulle spalle tonde, e sui fianchi, sotto il velo traforato, apparivano allargati, enormi. Cessรฒ di baciare il pavimento e cominciรฒ a piangere sommessamente.
Piangendo avanzava sulle ginocchia. Udii attraverso il velo nero traforato il suo gemito sommesso, disperato.
Un pianto lungo, perduto.
Il silenzio nella chiesa era rotto dai singhiozzi cupi, tragici, di quella giovane donna incinta. Un pianto sordo, che non ho piรน dimenticato. Quella giovane donna era sola. Era venuta sola. Nรฉ un parente, nรฉ una sorella, nรฉ la madre l’avevano accompagnata. Nessuno. Era sola con il suo peccato, con il suo grande peccato di donna. Nessuno, evidentemente, doveva sapere del suo peccato. Adesso piangeva tutta la sua disperazione.
Piegata per terra, il viso in un lago di lacrime, avvolta nel suo ampio velo nero (forse per non mostrare il bel volto di giovane peccatrice, i grandi occhi neri) baciava il pavimento della chiesa come se baciasse il paradiso stesso. Era arrivata al gradino dell’altare: non era piรน una peccatrice. Aveva lasciato sul pavimento della chiesa, confuso alla sua saliva, alle sue lacrime, alla sua disperazione, a pezzi, a frantumi, il suo peccato. Alzรฒ il suo velo e si mise a sedere su una sedia, davanti alla statua di S.Antonio. Ansimava. Si asciugรฒ la fronte, si deterse la bocca; di occhi neri, lucidi, gonfi di lacrime.
Mi avvicinai: “avete bisogno di qualcosa?
siete stanca, avete sete, desiderate un bicchiere d’acqua? volete che vi accompagni fuori? vado a chiedere aiuto?” parole di un ragazzino. Alzรฒ lentamente il velo, sistemรฒ un ricciolo nero caduto sulla fronte: un gesto distratto, franco, di Donna. Un amaro sorriso: “non ti preoccupare, guagliรฒ; sto bene, non mi serve niente. Adesso mi riposo.”
Il suo petto emetteva un respiro affannoso.
“Avete fatto un voto?”, chiesi ingenuamente
“Sรฌ, ho fatto un voto a S. Antonio.”
“Perchรฉ con voi non c’รจ nessun familiare: vostra madre, possa sorella, vostro marito. Perchรฉ non vi siete fatta accompagnare?”
“I voti sono segreti: nessuno lo deve sapere. Sono venuta qui da sola e da sola me ne andrรฒ. I peccati sono solitari. Si fanno da soli. E i voti pure. Qui nessuno mi conosce, sono una donna qualunque. Tu non mi conosci, e non ti conosco. Sono una peccatrice, una malafemmena.
Sono venuta qui a confidarmi con Sant’Antonio. Nessuno mi ha sentito. Ci siamo parlati lui mi ha perdonata.”
“Vi ha perdonata?”
“sรฌ, e sai perchรฉ? perchรฉ quello che ho fatto non lo farรฒ mai piรน. Mai piรน. Sant’Antonio questo lo sa e mi ha perdonata.”
“Ma che cosa avete fatto?”
la bella peccatrice mi guardรฒ per un istante; poi calรฒ di nuovo il suo trasparente velo nero. Lo fece con un gesto semplice, dolce, di donna giovane abituata ad acconciarsi.
Sotto quel velo scorsi i suoi occhi a mandorla, le ciglia lunghe.
Pianse di nuovo. Lunghe lacrime le rigavano il volto. Un pianto sommesso, silenzioso.
Un inchino, il segno della croce e si avviรฒ verso l’uscita.