Dal 6 al 10 di novembre il massimo capolavoro di Giacomo Puccini sarĆ in scena sul palcoscenico dellāOpera di Tirana per la regia di Manu Lalli e la scenografia del Festival Puccini. Sul podio, tra le stelle della lirica Krassimira Stoyanova, Saimir Pirgu, Carlos Almaguer, Eva Golemi e Amadi Lagha, il Maestro Jacopo Sipari di Pescasseroli, per lāultimo segmento delle celebrazioni del centenario della scomparsa del genio toscano
Sua MaestĆ Tosca, le due grandi vittime del suo fascino che si esprimono soltanto quando la diva le lascia cantare, un suo spasimante, il barone Scarpia e il suo amante , Mario Cavaradossi, circa sessanta leitmotive, ma uno su tutti, lo Scarpia Akkorde, usati da Giacomo Puccini con ispirata spregiudicatezza, tranne quando istruisce quel ārecitar cantandoā di tale trascinante vibrazione da convincere allāascolto ogni uditorio, schizzando quellāavvelenato erotismo di Tosca, la dannata sciagura che ĆØ il vivere, che non sarĆ più segreta per nessuno, chiuderĆ dal 6 al 10 di novembre, sul palcoscenico del teatro dellāOpera di Tirana, lāultimo segmento che andrĆ a segnare la conclusione della ferace collaborazione con la Fondazione Puccini, e la massima istituzione musicale dāAlbania, in occasione del centenario della scomparsa del genio toscano.

āUna produzione, questa ā ha dichiarato la sovrintendente Abigeila Voshtina –Ā che ha richiesto una combinazione di fede condivisa sia artistica che umana, oltre ad una riflessione creativa sulla scelta dei titoli, di questa speciale sezione della stagione lirica che abbiamo nominato “Echi Pucciniani”, con cui abbiamo tentatoĀ di catturare l’essenza dell’influenza del compositore sulla musica a venire, impreziosito dalla collaborazione con il Teatro di Torre del Lago, che ha ampliato la nostra comunitĆ musicale e artistica, portando tutti noi a riflettere su ereditĆ , gratitudine e sulĀ potere eterno della musicaā.
Due cast stellari per questa produzione, che si alterneranno 6 e 7 e 8 e 10 novembre, alle ore 19, più uno speciale per il matinĆ©e di sabato 9, previsto per le ore 12, a cominciare dalla coppia principe composta dal soprano bulgaro Krassimira Stoyanova nel ruolo del titolo e dal tenore albanese Saimir Pirgu, che darĆ voce al Cavaliere Mario Cavaradossi, che torna a cantare in patria dopo ben tredici anni, con loro un Barone Scarpia dāelezione, il baritono mexicano Carlos Almaguer, che canterĆ in tutte le repliche. Lāaltra coppia dāassi, sarĆ composta da Eva Golemi e Amadi Lagha, mentre per il 9, vedremo in scena nella sezione opera per le famiglie Dorina Selimaj e Denis Skura. I vari cast saranno completati da Bledar Domi, che vestirĆ i panni di Cesare Angelotti, Artur Vera schizzerĆ la figura del Sagrestano, Spoletta sarĆ interpretato da Erlind Zeraliu e Matias Xheli, Sciarrone sarĆ Genc Vozga, un carceriere Erion Sheri e il pastorello avrĆ la voce di Rovena Xhelili.

Alla testa dellāorchestra e delle masse corali del teatro, preparate da Dritan Lumshi e Sonila BaboƧi, ci sarĆ lo stesso direttore artistico dellāopera Jacopo Sipari di Pescasseroli, bacchetta pucciniana per eccellenza āDal primo momento che ho iniziato a dirigere Puccini ā ha rivelato il Maestro – ho sempre avuto una attrazione quasi selvaggia per questo capolavoro, forse perchĆ©, fondamentalmente, tutti viviamo una forte attrazione per il male e io, come tutti, non ne sono certo immune. Non ĆØ un caso che uno dei film per ragazzi più celebri degli ultimi anni si intitola āCattivissimo meā. il gioco: Scarpia e Tosca, il Male e il Bene personificati. Scarpia ĆØ lāicona vivente della totale indifferenza di fronte al dolore. Eā marmoreo e vuole solamente appagare le sue laide voglie, costi quel che costi! Lei non ĆØ da meno ma ĆØ una grande cantante e il ruolo che interpreta non può abbandonarla mai: solo davanti a tanta sofferenza Tosca torna bambina, Donna, simbolo della parte bella dellāanimo umano. E come tutti gli uomini dinanzi allāestremo dolore compiono il male che nel caso di Tosca diventa anche Teatro: Scarpia, gridando al soccorso, muore in un ultimo spasimo lasciando ancora una volta alla ādivaā lāultima battuta āE avanti a lui tremava tutta Roma!ā Lāopera poteva finire qua. Tutto ĆØ svelato: Cavaradossi non può salvarsi e Tosca dovrĆ morire pure leiā.

Sabato per le famiglie sarĆ tutto più semplice e i bambini che vorranno incontrare questo meraviglioso genere, saranno āiniziatiā dal giovane direttore georgiano, ma triestino dāadozione, Vakhtang Gabidzashvili. Regia classica perManu Lalli giocata sullāemozione dei colori: āTre atti, tre personaggi, tre colorazioni, la mia idea di regia ā ha svelato la regista – Il rosso cardinale per la rappresentazione dello sfarzo del potere della chiesa, il nero per il potere aggressivo della Polizia borbonica di Roma, il bianco a testimonianza del potere abbacinante della morte. Tutto questo condito di personaggi che sono divenuti nel tempo quasi le icone rappresentative di tutta lāopera. Personaggi immensi, totali, senza incertezze, senza ripensamenti, totalmente avvinti dal potere che domina i loro caratteri. La crudeltĆ e il sadismo di Scarpia, la travolgente passione e la gelosia di Tosca, lāirrefrenabile desiderio di giustizia e lo spirito indomito di Cavaradossiā.

Lāopera, rappresentata per la prima volta al Teatro Costanzi di Roma il 14 gennaio 1900, ĆØ il frutto di una fortunata intersezione tra la ricerca di uno stile musicale di grande impatto espressivo, a tratti espressionista nella scelte armoniche e nella ferocia ritmica di alcune pagine sincopate, e lāadozione di testo teatrale aureolato da un successo senza precedenti, grazie anche allāinterpretazione della voix dāor, la ādivinaā Sarah Bernhardt, concepito in modo da piacere al grosso pubblico degli anni Ottanta-Novanta e destare al contempo gli entusiasmi di un Verdi ultraottantenne.
Malgrado lāottimo esito della prima rappresentazione e di quelle che immediatamente seguirono (in due anni quarantatrĆ©, e non solo in Italia), Tosca disorientò una parte della critica forse proprio per le eccedenze espressioniste che, secondo alcuni critici, declinano il naturalismo nella direzione del grand-guignol, un genere teatrale che porta alle estreme conseguenze la formula della tranche de vieinscenando torture, delitti e gli aspetti più truci della vita: quasi una proiezione di un vissuto interiore oscuro e inaccettabile, che in pochi decenni le due guerre mondiali avrebbero riversato nella realtĆ esterna con immane violenza. Dio ĆØ per lāuomo un interlocutore assente, o forse impotente.

Il Te Deum, proclamato da un gregge timoroso in balia di un potere politico che sfrutta lāanelito religioso dellāuomo per autoalimentarsi, perde ogni slancio visionario, si svuota della vitale esigenza di un riscatto, fino ad assumere tratti demoniaci in una processione in cui non cāĆØ posto per le legittime speranze dellāuomo. Due sono gli elementi che declinano in Tosca il controverso rapporto con questo Dio assente: la teomachia, la lotta con Dio che si combatte nelle trincee della vita giorno dopo giorno, e la teodicea, la questione del male, della sua origine e del suo senso. Nella celebre romanza āVissi dāarteā tali motivi si intrecciano in una preghiera che denuncia davanti alla Vergine lo āscandaloā dellāingiustizia.
Gli eventi del mondo rendono lāuomo captivus, prigioniero di una spirale in cui il male genera altro male ā come suggerisce lāinsistenza del tritono in diversi punti dellāopera ā e lāunico destino possibile ĆØ lāeclissi di Dio, richiamata non solo dalla cieca passione di Scarpia esplosa alla fine del primo atto (āTosca, mi fai dimenticare Iddio!ā), ma anche dalla disperazione nella morte: il āMuori dannato!ā di Tosca risuona inflessibile e oscuro, mentre Scarpia annega nel suo stesso sangue; il grido di Cavaradossi āE muoio disperato!ā palesa la convinzione atea di chi non ammette una speranza al di lĆ delle stritolanti contingenze del mondo;Ā la morte stessa di Tosca (āO Scarpia, avanti a Dio!ā) ha il sapore di una sfida titanica, non solo nei confronti di Scarpia, ma contro Dio stesso, quel Dio assente nella sua radicale alteritĆ rispetto alle passioni ā e alla passione ā del mondo.