Era una notte senza luna, quella del 14 settembre 1922 a Brunswick, nel New Jersey, quando Eleanor Mills, giovane moglie di un meccanico, voce nel coro della locale chiesa, venne uccisa insieme al suo amante segreto, il reverendo Edward Hall, anche lui sposato. Vennero trovati distesi vicini su un prato, sotto un albero di mele; i corpi furono scoperti dopo due giorni, coperti dalle loro lettere d’amore. Il duplice omicidio fu subito definito “il delitto del decennio”, e occupò le prime pagine dei giornali per molti mesi: un caso rimasto senza colpevoli, mai risolto. In quello stesso mese un’altra giovane coppia, già famosa, lasciava il Minnesota per tornare a New York: Francis Scott Fitzgerald, bello e mondanissimo, ventiseienne scrittore affermato (aveva pubblicato in riviste racconti e due romanzi Di là dal paradiso e Belli e dannati) e la moglie Zelda, ventiduenne di grande fascino, vivace e intelligente amante del lusso e della bella vita.
Quel fosco delitto aveva colpito anche il giovane scrittore, che raccoglieva ritagli di giornali e prendeva appunti sulla vicenda.
Quando nell’aprile del 1925 fu pubblicato Il grande Gatsby, alcuni critici azzardarono un’ipotesi: ad ispirarlo era stato anche il caso Hall–Mills. E questa possibilità, mai confermata da Fitzgerald, è stata alcuni anni fa riproposta dalla docente di letteratura americana Sarah Churchwell, nella rivisitazione del capolavoro: una sorta di biografia del romanzo dal titolo Careless people. Fitzgerald aveva cominciato a pensare al romanzo proprio alla fine del 1922: “Voglio scrivere qualcosa di nuovo, di straordinario, semplice e complesso allo stesso tempo, il meglio che io possa fare.” Sognava questo romanzo, per liberarsi dall’etichetta di autore popolare e sentirsi finalmente uno dei grandi della letteratura americana.
Ma New York si rivelò ben presto una sorta di trappola: era molto difficile scrivere perché andavano di moda i cocktail party, e il proibizionismo aveva reso molto chic procurarsi alcol, fare amicizia anche con contrabbandieri e gangsters per procurarsi da bere. Essere sempre ubriachi e stravaganti era diventato una sorta di status symbol. Alla fine del 1922, al culmine dell’Età del Jazz, Fitzgerald non riusciva a scrivere più di un centinaio di parole al giorno. Lo scrittore e sua moglie, i Fitz, come venivano chiamati, erano quasi sempre ubriachi: ballavano sui tavoli, viaggiavano pericolosamente sui tetti delle auto. Lo scrittore, di solito persona gentile, prendeva a pugni la gente per strada e nei locali. La moglie Zelda non era da meno: una volta bollì nella salsa di pomodoro i gioielli delle signore partecipanti ad una festa.
Intanto il progettato capolavoro non si concretizzava, mentre il famoso “delitto del decennio” continuava ad occupare le prime pagine dei giornali, puntando il delitto per gelosia, il peccaminoso adulterio, la differenza di classe, la mancanza di un colpevole, il sospetto che l’assassino fosse una donna. I Fitz avevano preso in affitto una villa a Long Island, dove i villaggi di pescatori erano stati invasi da miliardari che vi avevano costruito le loro sontuose dimore; da una parte le immense proprietà terriere delle antiche famiglie aristocratiche e di fronte le ville dei nuovi ricchi: attori, registi, produttori e anche criminali e contrabbandieri travestiti da gentiluomini. Nel romanzo, la parte “giusta” dove abita Daisy si chiama East Egg, l’altra, dove vive Gatsby, West Egg : le due dimore si guardano, una di fronte all’altra, divise solo da una striscia di mare. Ma per adesso l’atteso capolavoro era soltanto una serie di appunti buttati giù tra una sbronza e l’altra. Ad un certo punto, Fitzgerald finalmente si rende conto che per coronare il suo ambizioso progetto è necessario allontanarsi da quell’ambiente di festa continua. E infatti il 3 maggio 1924 Scott, Zelda e Scottie, la loro bambina di due anni, lasciano New York per la Francia, Costa Azzurra. Qui affittano una villa nel villaggio di Saint Raphael. Scott inizia finalmente a lavorare sul serio, liberandosi di tutto quello che aveva già scritto, una storia ambientata a fine Ottocento, e scegliendo New York e Long Island nel tempo e nel luogo in cui stava per annullarsi, e pochi mesi di un anno cruciale, il 1922, quello splendente, smemorato e spericolato del divertimento continuo, del “delitto del decennio”, della nuova radio, della frenesia dell’alcool, della libertà sessuale, dei cocktail party, degli incidenti stradali mortali, dei gangsters e della polizia corrotta.
A lavoro ultimato, consegnando il manoscritto, disse: “Credo sia il migliore romanzo americano mai scritto, è qualcosa che non ho mai letto prima. Il titolo lo scelse l’editore, vincendo la iniziale riluttanza dell’autore.
Intanto il doppio delitto Hall-Mills continuava ad occupare le prime pagine dei quotidiani, ispirava romanzi e film, prima muti e poi sonori. Non si trovavano i colpevoli, ma riesumando i cadaveri delle due vittime si scopriva per la prima volta che la giovane donna era stata colpita alla testa non da una ma da tre pallottole, e che aveva la gola squarciata: particolari, questi, che erano sfuggiti prima alla polizia, forse perché non esisteva ancora la figura del medico legale. Nel romanzo, che Scott aveva scritto e che non aveva interrotto neppure dopo aver scoperto con dolore e rabbia che Zelda lo tradiva con un aviatore, erano entrati personaggi come George Wilson, il fragile, grigio marito di Myrtle, l’amante del ricco Tom Buchanan, uccisa dall’auto di Gatsby non guidata da lui: Wilson assomigliava, nella sua inconsistenza e disperazione, a James Mills, il marito della donna assassinata del caso Hall-Mills, sospettato ma mai giudicato. L’affascinante, egoista Daisy, la ragazza da sempre amata da Gatsby, sembrava ispirata al primo amore di Scott, Ginevra King. Nick Carraway, il narratore, poteva assomigliare allo stesso Fitzgerald, mentre il ricchisssimo e misterioso Gatsby, giovane e bello, di vistoso cattivo gusto anche nella sua assurda opulenta casa, poteva ricordare Max Gerlach, noto contrabbandiere, che come Gatsby aveva combattuto nella Grande Guerra.
Arricchito dal proibizionismo e altre attività criminali, bello e malinconico, organizzatore di memorabili feste aperte a chiunque e a cui non partecipava mai, le vasche piene di gin, il Gatsby di Fitzgerald fa parte di quei personaggi che restano per sempre nella memoria di noi lettori.
Il romanzo uscì negli Stati Uniti nell’aprile del 1925, e non suscitò particolare entusiasmo. Furono vendute solo ventimila copie e le critiche furono spesso impietose. Quando morì, nel dicembre 1940, a quarantaquattro anni, Fitzgerald si sentiva ormai un fallito ed era sicuro che il suo Gatsby sarebbe stato ben presto dimenticato. Zelda, la splendida compagna di una meravigliosa giovinezza, era da tempo ricoverata in una clinica neurologica (morì nel 1948, nell’incendio della casa di cura) mentre lui era andato a vivere con la giornalista Sheilah Graham (splendido il film ricavato dal libro della Graham “Adorabile infedele”, interpretato da Gregory Peck e Deborah Kerr).
Contrariamente alle previsioni del suo autore, nessuno di noi incalliti lettori ha dimenticato Il grande Gatsby. Né in America hanno dimenticato il caso Hall-Mills, spesso citato perché rimasto insoluto.
Per la cronaca: nel 1926 William Randolph Hearst, nuovo editore dello York Daily Mirror, riscoprì il duplice delitto e il caso fu riaperto. La vedova del reverendo ucciso fu messa agli arresti assieme ai suoi due fratelli e un cugino. Centinaia di giornalisti da tutti gli States seguirono il processo, che durò un mese. Fu ordinata una nuova autopsia e venne fuori una nuova scoperta: la lingua e la laringe della povera Eleanor erano state tagliate. Furono convocati circa duecento testimoni. E il 3 dicembre, dopo cinque ore di camera di consiglio, gli accusati furono prosciolti.