Nicholas Tolosa avvia una collaborazione più strutturata con il Dipartimento di Beni culturali dell’Università del Salento, donando la sua tela “Oba” alla collezione d’arte contemporanea dell’ateneo, istituita nel 1997 dal professore Lucio Galante.
«Il nostro ateneo crede profondamente nel potere dell’arte – afferma il rettore Fabio Pollice – che ci spinge a interrogarci continuamente su noi stessi e sul mondo, e a metterci in connessione con esso, recuperando così la preziosa capacità di emozionarci ed emozionare. Questa donazione ci permette di alimentare una forma molto nobile di condivisione della conoscenza e dell’arte, fuori dai canali museali, e di questo non posso che essere grato».
Presenti alla consegna dell’opera, il direttore del Dipartimento, Girolamo Fiorentino, e il professor Massimo Guastella. Il rettore Pollice ha poi donato a Tolosa il sigillo dell’ateneo.
«Il gesto artistico per Tolosa non è un fatto isolato – osserva Massimo Guastella – vissuto acriticamente o come mera conseguenza della sua estetica, ma si fonda sul ragionamento, sulla conoscenza complessa e profonda dei problemi della società contemporanea. La consapevolezza del suo essere artista è dimostrata dalla coerenza dell’agire culturale e sociale. L’arte, per lui, deve spingere nella giusta direzione, quella dell’inclusione e della condivisione, e risvegliare le coscienze. È un buon esempio di “arte politica”, ma ancor più genuina e autenticamente militante nel vivo tessuto sociale di quanto emerge in varie coordinate geografiche, pur sempre allineate al sistema dell’arte.
Ci racconta, con i suoi personaggi dipinti su tela o a parete, storie che appartengono alle paure e alle inquietudini, che rifiutano nel quotidiano l’accettazione del diverso, come taluni – troppi – che incitano insensatamente il respingimento dei barconi dalle nostre coste. Tolosa, nel proporre le ricorrenti maschere stilizzate, proprie delle sue corde, sembra, come ho scritto sopra, appropriarsi di quegli oggetti tribali, di quegli artefatti esotici dei popoli cosiddetti primitivi, ereditati nel primo decennio del XX secolo dalle avanguardie storiche, per reinterpretarli, aggiornarli e rievocarne la forza seduttiva, che ha ancora valenza agli occhi degli occidentali. L’intenzionalità dell’artista è rimuovere il persistente giudizio negativo che ostacola l’inclusione delle diversità e delle differenze».