“Il filosofo digitale italo americano professore del Mit, Cosimo Accoto, sostiene che stiamo entrando in una nuova era della storia dell’umanità: l’interazione continua tra gli oggetti connessi e intelligenti sta creando un nuovo mondo. Usando dati, sentori e algoritmi di IA siamo in grado di intercettare l’informazione e usarla per disegnare e progettare servizi in modo prolettico e anticipatorio. Siamo al tempo anticipato. Un’intelligenza artificiale prerogativa che monitorando il nostro ecosistema ci anticipa costantemente”.
È l’era della velocità, dell’artificiale essenza dell’essere, quella che Nicola Di Bianco delinea nel suo libro “Intelligenza artificiale. Un punto di vista teologico”. Nelle pagine dense di ricerca attenta e riflessioni teologiche e filosofiche di grande intensità, l’autore ripercorre un argomento quanto mai attuale, evidenziando come la rete internet sia una delle tecnologie utili se non addirittura necessarie per promuovere e accrescere l’annuncio della Fede.
Nel saggio analizza quindi le implicazioni anche antropologiche, sociologiche, politiche, giuridiche e criminologiche in una analisi a tutto campo di una contemporaneità che va vista da diversi punti di vista e varie angolature culturali. Di Bianco, con un linguaggio tecnico ma incredibilmente accessibile a tutti, spiega le varie fasi che animano il mondo del web e dell’intelligenza artificiale, traendone un quadro obiettivo che consente spazio ai pro e i contro, senza tralasciare l’aspetto umano che pur ritiene dominante nell’era del virtuale.
La tecnologia diventa allora quella che McLuhan definisce “appendice sensoriale”. La velocità della macchina consente all’uomo di guadagnare il suo tempo, e di utilizzarlo per riscoprire i piaceri di una esistenza più vicina alla natura e ai sentimenti, più vera e di autentica fede. Riscoprire l’umanesimo che Maritain poneva al centro dell’universo, grazie all’ausilio di una accelerazione del tempo che ne risparmia altro a beneficio dell’uomo. Perché nessuna macchina, sebbene perfetta e in grado di riprodurre, potrà mai sostituire la mano dell’uomo. Dietro di essa si cela il mistero dell’infinito, assolutamente irriproducibile. Il progresso diventa allora un modo per intensificare la nostra Fede e renderla più salda e meravigliosamente salvifica.
