Thunderbolts* (il motivo dell’asterisco viene spiegato nel film) è il nuovo capitolo di un Marvel Cinematic Universe che, da un po’ di tempo a questa parte, attraversava una fase di stanca dalla quale sembrava non riuscire proprio a trovare le coordinate giuste per uscire. A sorpresa, però, il film meno atteso tra quelli in uscita potrebbe essersi rivelato il giusto punto di (ri)partenza dopo tanti tentativi andati a vuoto.
Le aspettative, in effetti, non erano altissime: i Thunderbolts non sono gli Avengers e non comprendono nomi capaci di esaltare i fan come un Captain America, un Iron Man o un Thor, per quanto affetto si possa provare per personaggi come Yelena Belova (già apparsa in Black Widow e Hawkeye) o Bucky Barnes. Non aiutava ad aumentare l’hype, d’altronde, la vicinanza con il successivo I Fantastici 4: Gli Inizi, in uscita il prossimo luglio e chiamato a introdurre sul grande schermo la nuova versione della famiglia più famosa e amata del mondo dei fumetti. Uno svantaggio che potrebbe in effetti aver giovato alla sgangherata banda di eroi dal passato difficile chiamata a raccolta contro un nemico comune, che ha potuto presentarsi al mondo senza il peso delle aspettative che gravano sulle spalle di tanti colleghi e godendo quindi di un effetto sorpresa che, a dirla tutta, sembrerebbe aver sortito l’effetto desiderato.
Thunderbolts* è infatti un film come nel Marvel Cinematic Universe non se ne vedevano da tempo: i nomi grossi vengono messi da parte, non ci sono superpoteri capaci di farci strabuzzare gli occhi, ma ci sono, finalmente, dei personaggi e una storia da raccontare. I vissuti della già citata Yelena Belova, di Alexei Shostakov, John Walker e soci non sono banali e vengono trattati, cosa inedita da un po’ di tempo a questa parte, con il giusto approfondimento e la giusta dose di serietà, soprattutto quando si tratta di affrontare tematiche relative alla salute mentale. Convince anche il modo in cui la squadra viene messa insieme, con toni, motivazioni e rapporti interpersonali che, fortunatamente, si allontanano parecchio da quelli che caratterizzavano, sul fronte DC, i personaggi di quella Suicide Squad con cui, all’annuncio del film, erano immediatamente fioccati dei paragoni evidentemente troppo superficiali e precipitosi, perché nonostante le risate non manchino siamo di fronte, stavolta, a qualcosa di molto meno scanzonato rispetto al film di James Gunn con Margot Robbie e John Cena.
A dare una mano c’è, oseremmo dire finalmente, un villain degno di questo nome: Sentry non è perfetto (e d’altronde non lo è il film stesso), ma ha qualcosa da raccontare e delle motivazioni interessanti, al punto da risultare credibile e temibile nonostante una conclusione probabilmente un po’ troppo affrettata dell’ultima parte del film, quella in cui si consuma lo scontro. Non mancano, ovviamente, colpi di scena ben piazzati, morti a sorpresa e una scena post-credit che restituisce dopo numerosi passaggi a vuoto un senso compiuto alla storica tradizione Marvel di costringere i fan a restare in sala fino alla fine dei titoli di coda, perché stavolta si tratta di qualcosa che pone effettivamente delle basi importanti per il futuro. Si tratta di una boccata d’aria che i fan non possono non accogliere con gioia, vista soprattutto la recente delusione di quel Captain America: Brave New World che nel suo anticiparci in ogni modo la presenza dell’Hulk Rosso di Harrison Ford aveva giocato le sue carte migliori prima ancora di presentarsi sul grande schermo, rivelandosi all’appuntamento desolatamente scarico e privo di attrattiva.
Un segnale importante che speriamo non si riveli un fuoco fatuo, ma un primo passo verso un ritorno a un Marvel Cinematic Universe che non dia più per scontato che basti inserire grandi nomi e creare hype posticcio a suon di promozione per convincere dei fan che, negli ultimi anni, sono apparsi sempre più disamorati della creatura degli Studios. La prima conferma dovrà necessariamente arrivare a luglio, perché l’esordio dei nuovi Fantastici 4 non va assolutamente sbagliato visto il peso specifico dei personaggi, attorno ai quali ci sono aspettative infinitamente maggiori di quelle riservate a U.S. Agent e soci: se Marvel dimostrerà di esser tornata a saper reggere appuntamenti simili, potremo forse tirare finalmente un sospiro di sollievo e dare il bentornato a un franchise che, piaccia o meno, ha segnato in maniera indelebile la cultura pop degli ultimi vent’anni. Per arrivare a ciò, Thunderbolts* non è abbastanza: la direzione intrapresa, però, potrebbe essere davvero quella giusta!