La scuola sta per finire, i ragazzi sono ormai stanchi, negli ultimi giorni di scuola non rendono più come dovrebbero. Per questo motivo non bisognerebbe mai arrivare alla fine per recuperare o finire un programma. Ma la questione si pone ogni anno se dare o meno compiti da svolgere durante le vacanze estive.
Il primo pensiero che viene sarebbe quello di dover assegnare comunque qualcosa per non dimenticare, per esercitarsi almeno un po’ per non rientrare a settembre completamente a digiuno di tutto il lavoro fatto.
La parola vacanza deriva dal latino vacantia che significa proprio essere vuoto, libero.
Se ciò può valere per una persona adulta, un professionista che ha bisogno di staccare dalla propria attività forse non andrebbe bene per un ragazzo che ritorna a scuola dopo tre mesi di vacanza.
Allora, qual è la soluzione migliore per accontentare figli, genitori e insegnanti?
Dare ai ragazzi il giusto ma attraverso uno studio diverso: consigliando libri da leggere, scrivere un diario, svolgere dei temi quando hanno un po’ di tempo a casa, giocare con la lingua attraverso esercizi, fare delle ricerche di approfondimento su qualcosa che li incuriosisce ma anche approfittare di questo periodo per dedicarsi ad un proprio hobby o passione.
La parola d’ordine è non rimanere passivi.
L’estate arriva per godere delle ore all’aria aperta, per nuotare nel mare, per correre sulla battigia, giocare a fare castelli sulla sabbia o anche a trovare conchiglie.
Per camminare nei boschi, scoprire sentieri, fare un pic-nic all’ombra di un albero, cucinare con i nonni, far visita ad amici, parenti lontani o dimenticati, raggiungere il papà lontano in un altro paese, ricongiungersi con i propri cari e avere ogni occasione per festeggiare.
L’estate ha il sapore della gioia perché tutto diventa più fluido, più leggero. Ha il sapore della libertà.
Quindi i compiti non devono essere un peso, qualcosa da vivere con angoscia, devono essere dati, pattuiti ed equilibrati. E se non si fanno? Si rimboccheranno le maniche a settembre.
Penso che non ci sia una soluzione condivisa o meglio una soluzione per tutti perché la cosa giusta è personale. Il vero studio richiede impegno, ore, costanza e dedizione e oggi sono diventati pochi gli allievi che coltivano lo studio seriamente. Vogliono tutto e subito, risultati veloci con poco da imparare. Abituati ad un mondo digitale dove tutto scorre veloce, informazioni a portata di mano, social che turbano la mente e distraggono con stupidaggini varie, intelligenza artificiale e così via elencando.
Il vero compito oggi di un insegnante è fornire strumenti necessari per muoversi nel mondo con coscienza e consapevolezza, fornire loro capacità critica e far capire che l’educazione e la conoscenza salveranno il mondo.
Tutto ciò che faranno adesso in giovane età costruirà un bagaglio personale che porteranno con sè ovunque ma non soggetto a imbarchi o pesi da trasportare.
Un piccolo, o grande che sia, tesoretto da custodire nel proprio cuore.
Lo studio ti forma o ti trasforma sempre in meglio!