L’inquadratura, lo scatto. Poi due dita svolazzanti agitano nell’aria – per circa novanta secondi – quell’iconico foglietto di plastica bordato di bianco e… et voilà, l’immagine prende corpo con tutte le sue “imperfezioni”.
Con Polaroid non si indica solo «un marchio, ma un intero universo di pellicole di ogni specie, di fotocamere tradizionali e rivoluzionarie, di strumenti, di pratiche manuali e materiche che hanno attraversato la storia della fotografia, generando un’esplosione di curiosità, significato e sperimentazione che non ha eguali tra le diverse tecniche fino ad oggi conosciute».
Introdotta dall’inventore americano Edwin Land nel 1948, questa istantanea, pur non replicando perfettamente il fascino del processo in camera oscura, ha permesso a tanti artisti – e non solo – di appassionarsi al mezzo e documentare così la propria creatività, in particolar modo negli anni Settanta con l’avvento della bobina a colori.

E per raccontare la magia di un semplice click che diventa arte, ho fatto un tuffo nel web per raccogliere gli scatti più significativi in relazione alla bella stagione, allenando lo sguardo alla scoperta di fotografi che hanno favorito l’unicità di un tale snapshot, considerato anticipatore di quello digitale.

Comincio con una instant photo di Andy Warhol, dal titolo Beach del 1973, che rientra nella serie Album di famiglia. Il divo moderno si è avvicinato alla Polaroid durante i suoi primi anni a New York, tra il 1958 e il 1959, principalmente per avvalorare le sue opere e per trarre ispirazione per le sue campagne pubblicitarie.
Continuo con Helmut Newton per American Vogue, Monaco 1979. Il noto fotografo tedesco naturalizzato australiano ha cominciato «a fare ampio uso di questa tecnologia dagli anni ‘70, specialmente nei suoi lavori di moda. Come raccontò in un’intervista, la polaroid appagava il suo bisogno di vedere immediatamente il risultato di una scena fotografica».

Mi colpisce l’Untitled di Sally Mann del 1983, rinomata fotografa statunitense, la cui immagine si distingue per la fluidità e la delicatezza di un acquerello. Un esempio di come luci e ombre possano essere strumenti efficaci per l’astrazione nella fotografia istantanea. Viene classificato come uno dei suoi primi lavori.

Anacapri, Villa San Michele, 1981 è una delle polaroid di Luigi Ghirri, brillante fotografo italiano che amava questo espediente tecnico per esplorare la fotografia in modo più immediato e spontaneo, catturando istanti fugaci e creando raffinate e nostalgiche composizioni. È uno degli autori più significativi del secondo Novecento, amante della poesia e un attentissimo osservatore delle piccole cose.

Concludo con l’istantanea Senza titolo di Franco Fontana, che, a partire dai primi anni Ottanta, ha utilizzato pure lui con successo questo dispositivo per testimoniare come si possa reinventare la scena e lasciare spazio all’estemporaneità del sentimento e dell’immaginazione. In questo shot del 1982 Fontana ritrae i colori vivaci di un paesaggio marino con umorismo e spensieratezza.
Prendo spunto dall’illustrazione e auguro a tutti Buone vacanze!