Il 15 settembre 2025 segna i 135 anni dalla nascita di Agatha Christie, la scrittrice più letta al mondo dopo la Bibbia e Shakespeare. Con oltre due miliardi di copie vendute, la “regina del giallo” ha trasformato il genere poliziesco, portando il crimine negli spazi quotidiani e creando figure ormai entrate nell’immaginario collettivo, da Hercule Poirot a Miss Marple.
Il segreto della sua forza narrativa sta nell’avere portato il crimine dentro la quotidianità. Se Arthur Conan Doyle aveva dato a Sherlock Holmes l’aura del genio irraggiungibile, Christie ha ambientato i delitti in luoghi rassicuranti: una villa elegante, un hotel sul mare, un treno verso l’Europa. Scenari familiari che all’improvviso rivelano segreti e tensioni. È come se ci ammonisse: «Non fidarti delle apparenze, anche la normalità può celare un enigma».
Hercule Poirot e Miss Marple incarnano due visioni opposte ma complementari. Il primo, con baffi impeccabili e fiducia assoluta nella logica, rassicura che un ordine esiste sempre, anche nel caos. La seconda, con la pazienza di una vecchia signora di campagna, dimostra che l’osservazione attenta delle persone è la chiave della verità. Due prospettive che insegnano a non fermarsi mai alla superficie. Non a caso la critica P. D. James osservava: «Christie ci ricorda che la logica e l’intuizione possono convivere: entrambe rivelano la fragilità umana». La scrittrice non inventava intrecci a tavolino: aveva conosciuto la durezza della vita. Durante la Prima guerra mondiale lavorò come infermiera a Torquay e imparò a maneggiare medicinali e veleni, competenze che resero scientificamente accurati molti romanzi. Per questo, nei suoi racconti, l’omicidio non è mai solo un gioco intellettuale ma una ferita che mette a nudo passioni e rancori. «Il crimine è banale. L’umanità non lo è mai», scrisse una volta. Cercare la verità diventa, nei suoi libri, un modo per ricomporre un equilibrio spezzato.
Il successo non fu soltanto letterario. Negli anni Venti e Trenta l’Europa usciva dalla guerra e scopriva la modernità di cinema, treni rapidi e metropoli cosmopolite. I suoi romanzi riflettono questa transizione: l’eleganza dei salotti borghesi si intreccia con le inquietudini del futuro. Non è un caso che abbia ambientato molti gialli in Egitto, in Mesopotamia o su transatlantici: luoghi-simbolo di un mondo in movimento, attraversato però da conflitti immutabili.
Dietro l’immagine pubblica, però, c’era una donna complessa. Nel 1926 scomparve per dieci giorni lasciando il Paese col fiato sospeso, prima di essere ritrovata in un hotel dello Yorkshire sotto falso nome: una vicenda che sembra scritta da lei stessa. Con il secondo marito, l’archeologo Max Mallowan, scoprì invece un nuovo equilibrio: accompagnandolo nei campi di scavo in Siria e Iraq, trovò ispirazione per romanzi come Assassinio in Mesopotamia e Morte sul Nilo. Vita e letteratura, in lei, si confondevano fino a specchiarsi l’una nell’altra.
I numeri restano impressionanti: oltre due miliardi di copie vendute, traduzioni in più di cento lingue, e Trappola per topi in scena a Londra dal 1952 senza interruzioni. Ma più delle cifre conta la sua capacità di parlare a ogni generazione. Dal cinema di Sidney Lumet alle trasposizioni recenti di Kenneth Branagh, fino alle edizioni illustrate e alle versioni digitali, ogni epoca ritrova nei suoi intrecci un riflesso di sé. «Christie non è mai fuori moda – scrive il critico John Curran – perché i suoi enigmi parlano dei nostri desideri e paure più universali». Il teatro merita una parentesi a sé. Christie scrisse più di venti opere teatrali, e non solo Trappola per topi, diventata la pièce più longeva della storia. Anche Testimone d’accusa ha segnato la memoria collettiva, con un colpo di scena che continua a stupire. Il palcoscenico, forse più del romanzo, le consentiva di sperimentare i tempi dell’attesa e la forza del non detto, elementi che oggi troviamo anche nelle serie tv che al suo lavoro si ispirano.
Il 135° anniversario moltiplica oggi le celebrazioni. A Torquay e in tutta la Cornovaglia si svolge l’International Agatha Christie Festival (13–21 settembre), con passeggiate letterarie, spettacoli teatrali e un ballo in costume anni Venti. La Agatha Christie Limited propone letture collettive online e nuove edizioni illustrate. In Italia, BookCity Milano – che quest’anno ha per tema “Il potere delle idee” – dedica incontri alla sua figura femminile capace di scardinare stereotipi, mentre Pordenonelegge e il Festival Noir di Torino le riservano tavole rotonde e letture a lume di candela. Persino rassegne di provincia riportano i suoi romanzi in piazza, tra biblioteche e circoli culturali.
Un capitolo interessante riguarda la ricezione italiana. Mondadori iniziò a pubblicarla negli anni Trenta, contribuendo a creare una vera “scuola del giallo” nel nostro Paese. Non a caso autori come Giorgio Scerbanenco e Loriano Macchiavelli hanno riconosciuto in Christie una maestra di equilibrio narrativo. Oggi le nuove scrittrici di crime, da Camilla Läckberg a Val McDermid, citano la sua influenza come decisiva: la capacità di tenere insieme intreccio e psicologia, enigma e osservazione sociale.
Dieci anni fa, per i 125 anni, la BBC aveva lanciato una mini-serie di Dieci piccoli indiani e l’hashtag globale #125Stories. Oggi le iniziative si moltiplicano, ma ciò che conta è altro: la sensazione che Christie continui a parlarci. Leggendo Assassinio sul Nilo o Dieci piccoli indiani non cerchiamo solo il colpevole, ma riconosciamo emozioni universali – la gelosia, l’ambizione, la paura dell’oblio. Forse il suo vero segreto era capire che il mistero più grande non è “chi l’ha fatto”, ma “perché siamo fatti così”. Scrisse: «Scrivo per vivere. Scrivo per dare un senso al caos». E a 135 anni dalla nascita, la sua voce ci ricorda che la verità non è mai bianco o nero, ma una trama di sfumature.