La flat tax sulle mance è stata introdotta dalla manovra per il 2023 (legge 197/2022).
Ma i chiarimenti sulla nuova misura sono stati forniti dalle Entrate solo ad agosto di due anni fa ed a estate inoltrata, con la circolare 26/E.
Si può, quindi, affermare che il 2024 è stato il primo anno a pieno regime.
È una agevolazione che arriva in ritardo in Italia, mentre già da tempo era adottata con successo negli altri Paesi europei.
Ma cosa prevede tale misura agevolativa: gli importi delle mance ricevuti tramite il datore di lavoro dai dipendenti di alberghi, bar e ristoranti si considerano reddito di lavoro dipendente e (salvo rinuncia scritta del prestatore) sono soggetti a un prelievo sostitutivo del 5%, più favorevole rispetto alla tassazione Irpef ordinaria.
L’importo medio annuo detassato dai lavoratori del turismo e della ristorazione è salito da 943 a 1.087 euro, sulla base dei modelli 730 presentati finora quest’anno e riferiti al 2024.
Aumenta anche la diffusione dei beneficiari, arrivata allo 0,53%, dopo il debutto nelle dichiarazioni dell’anno scorso, quando il rigo che segnala i redditi soggetti all’imposta sostitutiva del 5% era stato compilato nello 0,33% dei modelli.
Per un importo medio di 1.087 euro significa versare 54 euro di tasse anziché 425 euro, per un lavoratore con un reddito di 30mila euro annui che paga Irpef e addizionali locali.
Ci sono comunque dei paletti:
- Le mance sono detassate entro il 30% del reddito percepito nell’anno dal lavoratore del comparto turistico, inizialmente il limite era del 25% nel 2024 ed è stato innalzato dalla legge di Bilancio 2025;
- La flat tax è riservata agli addetti con un reddito da lavoro dipendente fino a 75mila euro, era 50mila euro fino al 2024.
Ci sono sicuramente aree del Paese a più forte vocazione turistica, nelle quali l’incidenza dei modelli 730 con il rigo «C16» compilato è ben al di sopra della media nazionale (0,53%):
- nella provincia autonoma di Bolzano è del 3,69%;
- in Toscana è dello 0,88%;
- in Liguria è dello 0,85%;
- in Sardegna è dello 0,75%;
Rapportata al totale dei lavoratori dipendenti, l’incidenza dello 0,53% sui modelli 730 si traduce in oltre 100mila beneficiari.
In tutto gli occupati del comparto alloggio e ristorazione sono 1,5 milioni.
Insomma, in un sistema dove sono sempre più numerosi i prelievi alternativi all’Irpef, la flat tax sulle mance – per quanto ancora “giovane” – sembra funzionare più di altre imposte di settore.
Si pensi (ad esempio) a quella sulle lezioni private degli insegnanti, mai decollata davvero!
Riguardo al valore delle mance dichiarate, la media nazionale (di 1.087 euro) viene superata:
- in Lombardia, con 1.547 euro
- in Abruzzo, con 1.131 euro,
- in Friuli-Venezia Giulia – Lazio – Liguria e Molise, con oltre 1.000 euro.
La nuova misura ha richiesto un periodo di adeguamento dei sistemi: si è reso necessario distinguere l’importo relativo al pagamento del servizio da quello della mancia.
Quest’ultima, non deve rientrare nei ricavi dell’albergatore o del ristoratore ma essere distribuita fra i dipendenti.
Quanto agli aspetti tecnici, gli smart Pos (circa un terzo degli strumenti utilizzati oggi per i pagamenti elettronici) possono essere abilitati in autonomia a gestire le mance.
Sugli altri Pos, invece, l’abilitazione deve avvenire tramite un intermediario (cioè la banca o il prestatore dei servizi di pagamento).
Per una maggiore diffusione della detassazione, soprattutto in un contesto di sempre maggiore utilizzo dei pagamenti elettronici, bisognerebbe semplificare questo aspetto.
Si prevede, infatti, che l’uso della detassazione delle mance nel 2025 risulterà ancora maggiore.
Rimane, bisogna riconoscerlo, una misura positiva poiché aumenta l’attrattività del settore per i lavoratori e perché crea equità fra gli addetti: le mance arrivano a tutti, anche a coloro che sono meno a contatto con i clienti … cioè nelle cucine.