Nello splendido ambiente della antichissima faenzera medievale che fu la fucina del cretaio Andrea da Eboli e che oggi l’amalfitano Rocco Bellogrado, proprietario della cantina Miseria e nobiltà, ha reso fruibile, si è tenuta recentemente la esposizione delle opere di Annamaria Panariello “La potier” .
La mostra itinerante che si ripeterà a fine settembre a Vietri, a Paestum ed a Ischia è a cura di Peppe Vitale con testi critici di Gabriella Taddeo (qui allegati) che nella serata inaugurale sarà affiancata dal critico d’arte Antonella Nigro.
I manufatti in ceramica della artista che è anche performer sono di tematica mediterranea e scavano nella tradizione vietrese con una rielaborazione contemporanea. Sono lavori che si connettono al design dell’oggetto d’uso e dell’interior arredo come lo sono le lampade. Il ciucciariello vietrese come il pesce del Mare nostrum sono le due figure ricorrenti intorno a cui ruota lo sperimentalismo della vasaia. Nella serata ci sarà anche una dimostrazione di Vincenzo Mari, artista del tornio affiancato dalla performance della Panariello stessa.
Testo critico
E’ la fascinazione dell’antichità della faenzera di Amalfi sul torrente Canneto dove la leggenda racconta operasse nel Medioevo il cretaio Andrea da Eboli, a catalizzare l’attenzione di una vasaia d’oc come Annamaria Panariello. La performer –video di questi ultimi anni torna a manipolare e a smaltare l’argilla, torna ad usare una delle tecniche più antiche e complesse come il raku per poi costruire le sue particolarissime ed inedite sculture ceramiche. La sua è una prolungata ed appassionata ricerca che si è andata amplificando da forme della tradizione vietrese come il “ciucciariello” e di ispirazione mediterranea ed universale come il pesce al richiamo più moderno del design, delle metamorfosi degli oggetti d’uso, ad una rilettura direzionata verso il contemporaneo. La “potier” va disseminando una vera e propria contaminazione fra passato e presente, fra immagini storiche e forme del tutto innovative, protese al futuro.
L’asinello di Vietri sul mare è l’animale-simbolo dei paesi costieri: il suo carattere mansueto e la sua resistenza fisica lo hanno reso idoneo ad aiutare gli abitanti del luogo per movimentare e trasportare dal mare ai monti, geografia propria di tutti i siti amalfitani. Fu un artigiano tedesco Richard Dolker nel ‘23 a consacrarlo come emblema ceramico e scultura vietrese per eccellenza. Oggi anche se quelli veri non sono più adibiti al trasporto, non c’è chi non conosca l’asinello verde ramina e tutti gli artigiani ed artisti della ceramica si confrontano inevitabilmente con lui. Anche la Panariello lo riproduce a suo modo ma raddoppiandolo, moltiplicandolo in una sorta di prolifico giro di vite, in un cammino ciclico e circolare che ha senza dubbio tante allusioni simboliche. Il pesce, l’altra immagine ricorrente scelto dalla Panariello non ha un significato univoco: tutte le religioni e le culture ne hanno assunto l’immagine.
Nella religione tibetana è uno degli otto simboli del buon auspicio, oggetto rituale e di prestigio. In altre culture è simbolo di fertilità ed abbondanza ma anche della sessualità, freddezza ed indifferenza. In Cina ed India simbolo di nuova nascita così nella tradizione alchemica è ancora simbolo di rinascita mistica. Ma in generale i pesci rappresentano il superamento di tutti gli ostacoli, la vittoria su tutte le sofferenze e il raggiungimento della liberazione dell’essere, l’acquisizione della consapevolezza. Il pesce che nuota libero nell’acqua seguendo la propria natura per i cattolici è Cristo stesso che rimane vivo nella morte così come il pesce vive sott’acqua senza annegare.
La vasaia lo riscopre e lo reinterpreta sia nelle cromie che in una forma così tondeggiante che si presta come base o come esso stesso lampada da fruire oltre che da guardare. In entrambe le immagini prescelte e nel linguaggio di questa sequenza espositiva è il tondo o meglio il cerchio, il ciclo a prevalere. Forma perfetta senza angolature, né prevalenze o privilegiamenti.
Il movimento circolare non ha né inizio né fine, è immutabile e senza variazione. E’ simbolo del Tempo infinito ed universale, in quanto successione continua di istanti identici, ciclo dell’esistenza uguale per tutti gli esseri viventi. E’ il simbolo universale della totalità, dell’armonia e della pienezza. E’ l’assoluto ed allo stesso tempo la creazione divina o l’arte stessa. Ma il cerchio è anche dinamismo sicurezza, centralità e dominio. Questo riesce a trasmetterci l’artista rimodellando questa immagine densa di significati: serenità completezza, libertà ed infinito.