Il secondo meeting della rassegna FOTOGRAFIA24, curata da Massimo Bignardi e da Carlo Pecoraro, promossa dal Museo-FRAC di Baronissi, in collaborazione con la Fondazione Rossi di Milano e il Museo ARCOS di Benevento si apre sabato 6 aprile nella galleria dei Frati dello stesso Frac.
Punta su una nuova personalitĂ italiana della fotografia Aldo Fiorillo, classe 71 che presenta “Limen – Punti di arrivo, punti di partenza” fino al 5 maggio prossimo.
“Cosa racchiudono le immagini che Aldo Fiorillo propone – osserva massimo Bignardi – nel rigore di un eccezionale bianco e nero, se non altro un breve tratto di quella linea immaginaria, che ciascuno di noi traccia nella sua esistenza. Limen come possibile linea di un ipotetico confine che separa? Oppure annulla la tenuta del confine, il segno di divisione, il margine di realtĂ che l’immagine sembra voler affermare? Lo fa insinuando il dubbio, l’incerto tempo di “arrivo” o di “partenza” che è proprio di chi attraverso il mirino dell’apparecchio fotografico, dĂ ordine e fissa il caos dell’universo e lo traduce in immagine.”
La rassegna, che ha preso il via con la monografica di Gianni Zanni, continuerĂ da maggio a fine giugno con le personali di Antonio Caporaso e di Chiara Fossati.
Sono ventotto le immagini in sequenza rigorosamente in bianco e nero, selezionate dall’intero lavoro fotografico. E’ proprio il bianco e nero più che il colore la modalità particolarmente privilegiata dall’artista. Dall’intero repertorio emerge una particolare sensibilità che, sin dai primi significativi lavori datati 2017, accompagna il suo stile originale, offrendo un’ampia serie di spunti narrativi.
“Ci sono tunnell della metropolitana, binari dei treni, scale mobili, antiche rovine – evidenzia l’altro curatore Carlo Pecoraro – sono linee di fuga che mettono in movimento l’immaginario. La fotografia di Aldo Fiorillo in questo, è prospettica, rigorosamente geometrica, riuscendo a mantenere costantemente una tensione visiva e una profonditĂ , offrendo a chi guarda, quasi di percorrere l’immagine.
Un effetto straniante, un gioco che permette di entrare nella scena e diventarne attore. Anche quando gli scatti diventano statici: il centauro di Pompei, i gabbiani sugli scogli, i passeggeri della metro, le sneakers abbandonate sul muro, i catenacci degli innamorati; ti accorgi che in realtà è l’assetto geometrico a definire l’immagine.
Geometria spesso accentuata dal gioco del chiaro-scuro, del pieno e del vuoto, che crea linee guida marcate, quasi come una cornice. Il tutto nell’assenza totale del colore, necessaria per poter definire i tratti, le linee, i percorsi dello sguardo.”