L’inflazione è un indicatore fondamentale in Economia. Essa rappresenta la peggiore e la più iniqua delle tasse: colpisce soprattutto le fasce di cittadini più deboli. Infatti, il livello dei prezzi condiziona fortemente il potere di acquisto delle famiglie.
Per calcolare l’inflazione è necessario costruire un indice dei prezzi al consumo. In Italia se ne occupa l’Istat che sulla base dei prezzi di un paniere di beni e servizi, rappresentativo dei consumi delle famiglie, calcola il suo indice dei prezzi al consumo. Nel paniere sono presenti i prezzi dei prodotti di abbigliamento e delle calzature, dei prodotti alimentari, dei servizi sanitari, dei trasporti, dell’elettricità , dell’acqua e così via.
Un’inflazione “galoppante” può erodere il potere d’acquisto delle famiglie, di fatto impoverendole! Al contrario una deflazione, ossia un’inflazione negativa con prezzi in calo, può bloccare l’economia in quanto i prezzi di vendita delle imprese non coprono i costi di produzione. In ogni caso livelli troppo elevati o troppo bassi di inflazione spaventano gli investitori e danneggiano la fiducia, influendo negativamente sull’attività economica.
Per questi motivi le banche centrali fissano degli obiettivi di inflazione ai quali ancorano la propria politica monetaria. L’obiettivo della Bce è quello di portarla su un livello prossimo al 2%. Questo livello dei prezzi è ritenuto dalla maggior parte delle banche centrali del mondo ottimale, al fine di garantire i diversi attori del contesto economico.
Dati del Sole 24 ore: L’inflazione ha fatto sparire in un anno ben 152 miliardi di euro dai conti correnti degli italiani. Tra ottobre 2022 e ottobre 2023 il saldo totale dei depositi bancari è sceso del 10,5%, cioè da 1.452 a 1.300 miliardi di euro. Durante la pandemia da Covid e in conseguenza dei lunghi lockdown, a cui siamo stati costretti, erano cresciuti i risparmi degli italiani depositati in banca.
Poi, come nella legge del contrappasso, è arrivata l’inflazione! La sua presenza si avverte soprattutto nel carrello della spesa: in Italia i prezzi dei prodotti alimentari e delle bevande analcoliche in due anni sono aumentati in modo impressionante, +21%! Purtroppo, si prevede che anche nel 2024 cresceranno ancora, +4%. Già oggi per un filone di pane da 1 kg si pagano all’incirca 3 euro. Per 1 litro di latte si supera abbondantemente l’euro. Un fascio di lattuga dal peso medio di 300 g costa sicuramente più di un euro. Nel corso di quest’estate i “datterini gialli”, non parliamo mica delle vongole veraci, sono arrivati a costare la cifra monstre di 8 euro al Kg!!
Vogliamo forse parlare di chi in questi giorni è alle prese con il rinnovo della propria polizza auto? Prima di ogni preventivo, sedetevi comodi e fate un lungo respiro: per voi sono previsti aumenti del +15%!
La diminuzione dei saldi sui conti correnti degli italiani è frutto soprattutto dell’inflazione. Si sta, però, assistendo anche ad uno spostamento dai classici conti correnti ai depositi offerti dalle banche per oltre 85 miliardi di euro. Questi depositi offrono rendimenti intorno al 3%, a differenza dei normali conti correnti i cui tassi di remunerazione non arrivano all’1%.
L’inflazione colpisce duro anche le imprese: i risparmi delle aziende e delle imprese familiari sono diminuiti. In queste condizioni è fortemente limitata la loro capacità di credere nel futuro e investire nella crescita.
Anche se oggi gli analisti sono concordi nel prevedere nell’immediato un netto calo dell’inflazione, ormai il danno è fatto! La maggior parte dei beni e servizi hanno subito un aumento tale che difficilmente potranno tornare ai valori di prima.
Cosa altro dire se non: che fretta c’era, maledetta inflazione!