La rassegna Fotografia 24, curata da Massimo Bignardi e da Carlo Pecoraro, promossa dal Museo-FRaC Baronissi, in collaborazione con il Museo-ARCOS di Benevento e la Fondazione Ente Ville Vesuviane è al suo terzo meeting.
Questa terza esposizione «Vesevo» di Antonio Caporaso si apre sabato 11 maggio alle ore 18:30 fino al 9 giugno e mette in luce la vivacità di una rassegna proiettata a focalizzare nuove esperienze che hanno ottenuto un notevole interesse da parte del pubblico.
“C’è in questi mesi a Baronissi e in parte in tutta la Valle dell’Irno – dichiara il sindaco di Baronissi Gianfranco Valiante – una vivacità di iniziative culturali che fanno ben sperare in un nuovo modo di operare nel territorio. Baronissi è certamente un polo di forte impegno e, in particolare per le arti visive, il Museo-FRaC rappresenta una realtà d’eccezione. La mostra dedicata ad Antonio Caporaso ci spinge oltre, perché ripercorre, con l’obbiettivo fotografico, percorsi, paesaggi a noi tutti particolarmente cari. Il Vesuvio è una icona che portiamo nell’anima”.
Trentasei le opere fotografiche allestite nelle due sale della Galleria dei Frati, che sono state scelte fra quelle che l’autore ha dedicato al Vesuvio, alle marine che da Napoli si allineano una dopo l’altro fino a Castellammare e alle bellissime ville vesuviane che un tempo tratteggiavano il Miglio d’Oro. Lo spunto è il book che Caporaso ha raccolto nel volume Guardiani del Vesuvio, stampato da Gutenberg edizioni di imminente presentazione a Villa Campolieto ad Ercolano il prossimo 13 giugno.
“Caporaso – osserva Massimo Bignardi – ci propone esperienza che per oltre un decennio è rimasta poco nota e che ho avuto la possibilità di conoscere, grazie al volume Giganti del Vesuvio. Possiamo ben definirlo un ‘album’ fotografico, rigidamente in bianco e nero, accompagnato da un testo che narra il Vesuvio, la sua storia di “sterminator Vesevo” (Leopardi), la sua immagine e la sua presenza nella letteratura del Voyage pittoresque, dell’Italienische Reise, del Voyage of Italy. Un libro di grande fascino, nel quale l’autore si muove, pensando alla sua ‘erculea’ sagoma, come il ciclope che dalla sommità del Vesuvio fa rotolare sui pendii, sotto forma di scatti fotografici, grandi massi di lava, a forma di corpi dell’immaginifico.
La fotografia che Caporaso ci propone non è il documento di interventi di operatività ambientale: al di là del valore documentativo, essa si propone come entità compartecipe della metamorfosi di quei luoghi, ora abitati dalle opere realizzate in loco (con pietra lavica e alle pendici del vulcano) dai dieci artisti invitati, tra il 2004 e il 2005, da Jean-Noël Schifano […]
La fotografia aggiunge un ulteriore punto di vista, perché sospende, in millesimi di secondi, il transito delle emozioni che accompagnano lo sguardo di Caporaso, per subito riprendere la sua azione di compagna di viaggio: lo sguardo fa proprio il luogo che perde i confini, per dilatarsi nella grande scena che offre il golfo visto dall’alto della montagna. La drammatica memoria che il profilo del vulcano evoca, cede all’incanto della sua immagine specchiata nel mare, nell’ampio golfo incorniciato, sul filo dell’orizzonte, dalle piccole sagome, color viola scuro, di Capri, Ischia e Procida, perle della collana di Partenope”.
ANTONIO CAPORASO nasce a Salerno nel 1959, vive e lavora a Napoli da più di 30 anni.. La passione che attraversa la sua vita è la fotografia. Giornalista pubblicista, fotografo freelance di spettacoli, eventi e cronaca. Viene ammesso a frequentare un Master Comunicazione e Media Digitali “Business School del Sole 24 Ore” di Milano. Attualmente collabora con: diverse testate giornalistiche: Stampa Alternativa; Banda Aperta srl; Sport e Spettacolo LA PRESS.it; Newsly.it Milano srl; Napoli.com; Tags).
“La linea del Vesuvio – evidenzia l’altro curatore Carlo Pecoraro – è un tratto inconfondibile che fa da cartolina alla città di Napoli da sempre. La Montagna, che terrorizza e seduce, come una antica divinità bella e terribile è parte fondante del paesaggio, un segno potente. Questo Antonio Caporaso lo sa benissimo, e le sue foto, vere, entrano nel cuore del Vesuvio, lasciando l’osservatore scalare il grande cono, passeggiare per i fiumi di lava, percorrere uno dei sentieri o respirarne semplicemente l’aria. Il bianco e nero degli scatti rafforza quel paesaggio lunare, apparentemente desertico, le cui forme sono state costruite dalla lava in un gioco, potente, tra fuoco e gravità dal quale l’uomo è escluso. Gli scatti sottolineano la solennità de “la Montagna”, il rispetto verso questa natura rude, che possiamo solo guardare, appunto come guardiani.”